domenica 30 marzo 2008

Una donna - una mamma

In un giorno qualunque che non dimenticherò, una giovane coppia entra nel bar dove sto assaporando il mio caffé e noto che la signora, palesemente incinta, si appresta a prendere posto al tavolino vicino al mio, mentre il suo compagno sosta indeciso in piedi accanto a lei.
Distraendo lo sguardo dai due mi accingo a sfogliare il giornale quando mi colpisce il tono accorato di lei che sollecita il giovane a prendere posto al suo fianco. Quasi senza volerlo il mio cuore registra l’interessante esposizione cogliendo l’irruenza che sottolineava l’ efficacia dei contenuti.

“Amore, siediti vicino a me…parliamone. E ascoltami bene perché sono incavolata nera. Comincio io perché tu alludi e tronchi, butti il sassolino e ti nascondi, ma lanci messaggi che ..….cominciano a rompere….. Le tue allusioni, nemmeno tanto scherzose, non mi confortano e oltre tutto mi amareggiano. Sinceramente mi sembrano anche un po’ infantili :

“Certo, ormai per me non hai più tempo!.” Adesso prima di tutto nei tuoi pensieri c’è lui.” Ti sembra il caso di fare dell’ironia? Non pensi che io sia invece un po’ spaventata, anche se molto felice? Non pensi che il tuo sia un modo sbagliato di rapportarsi con i sentimenti? Non pensi che le tue sciocche gelosie mi facciano pensare di averlo già un bambino al mio fianco? Cavolo! Io ci conto sulla tua comprensione, sul tuo sostegno. E poi, non è molto difficile capire quando due sentimenti importanti possono convivere.

Con te la condivisione è completa perché include passione, affetto, progettazione, complicità. Con nostro figlio dovrò investire il totale altruismo per prepararlo a farcela da solo. Come donna mi sento protagonista, mentre come mamma sarò costantemente mobilitata per aiutarlo e crescere, per dirottare tendenze negative verso traguardi positivi, per accogliere sfoghi, gratificare comportamenti, preparare a rinunce, favorire aspirazioni, stimolare l’impegno, alleviare lo sconforto, offrendogli senza sosta l’attenzione alla quale ha diritto.

Credi davvero che tutto questo non mi spaventi un po’? Lo so che si chiude un periodo spensierato della mia vita e come potrò affrontare ciò che mi aspetta se non potrò rifugiarmi in te, se non avrò da te sostegno, incoraggiamento, fiducia, collaborazione. Metti da parte la facile ironia e tieni la mia mano nella tua perché io possa stringerla nei momenti dei miei prevedibili cedimenti. Io dovrò maturare, ma…cavolo dovrai farlo anche tu!

Quando poi dovremo favorire nostro figlio nel suo ruolo autonomo e guardarlo da spettatori del suo “andare avanti”, cercherò i tuoi occhi e mi stringerò a te per sussurrarti con l’ amore di sempre : “In lui che se ne va e in te che rimani… c’é tutta me stessa”. Mi aiuterai a realizzare tutto questo?
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Il bar è affollato, ripiego il mio giornale, e sfioro i due con lo sguardo. Lui le tiene affettuosamente la mano e le rivolge un sorriso innamorato. Mi avvio all’uscita portando nel cuore lo splendido messaggio di una sconosciuta…che conosco : una donna, una mamma.
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Passeggiando nella vita. ed.2005- pag.16
Giornale di Brescia - 12 maggio 2003

La giovinezza, non è un periodo della vita

Mi affido alla memoria quindi, consideratela rimaneggiata da Renata
(di autore anonimo)
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La giovinezza è uno stato della mente,
é l’audacia della volontà,
è una qualità dell’immaginazione,
é la vitalità delle emozioni,
é il predominio del coraggio
sulla rassegnazione.

Nessuno invecchia solo perché
vive un certo numero di anni,
ma invecchia perchè diserta i suoi ideali.

Gli anni arrugano la pelle,
ma la vita senza entusiasmi
raggrinza l’anima.
Se preoccupazioni, paure, mortificazioni
fanno piegare il capo,ti mettono in ginocchio
non permettere che inaridiscano lo spirito.

Siano - gli anni - settanta o sedici
non impediranno al cuore di provare
amore per lo stupendo,
meraviglia per il cielo stellato,
curiosità per il domani, gioia di vivere
e coraggiosa sfida di fronte agli eventi.

Tu sei giovane quanto le tue speranze
e la tua fiducia in te stesso.
sei vecchio quando le abbandoni.

Fin quando il tuo cuore capta messaggi di gioia,
di bellezza, di coraggio, d’amore

TU sarai giovane.
E lo sarai finché continuerai a migliorarti
coltivando la gratitudine e diserbando il rancore.

Ogni nuovo giorno è un regalo da meritare.

sabato 29 marzo 2008

Voglia di coccole - filastrocca

L’amore le richiede ogni momento
per avere garanzia del sentimento;
la passione le effonde sulla pelle
con emozioni che portan tra le stelle;

Offre coccole, il materno atto amoroso,
al grembo che protegge il seme più prezioso;
e a sperare nel domani sempre invita,
chi sente il palpitar di un’altra vita.

Se ne compiace l’innocente fantolino,

le reclama tacitamente anche il bambino;
l’adolescente le anela, alle prime pulsioni,
per dare conferma a vaghe sensazioni.

Dolce é la carezza, sul viso un po’ sciupato
di chi palesemente ha sempre molto amato;
trasmette conforto e riesce a rincuorare
chi le offese del tempo vorrebbe contrastare.

E’ un gesto di palese tenerezza
sta in superficie, ma dona concretezza
a un sentimento in cui l’avarizia
viene subìta come un’ingiustizia;

La coccola che arriva inaspettata,
può volgere al meglio un’intera giornata;
essere generosi consente di donare
un bene prezioso, che non si può comprare ! r.m.


venerdì 28 marzo 2008

Il pensiero del giorno - 28 marzo 2008

Non é sempre vero che la vecchiaia porta saggezza. E’ vero, invece, che un cretino può solo diventare...un vecchio cretino.

Essere genitori, oggi.

Pubblicata da IL GIORNALE il 17 novembre 2007
Il rapporto ideale “genitori-figli” ripropone tematiche complesse e di non facile soluzione. Quello che posso, constatare quando il tema viene dibattuto tra persone della mia età – in pratica, tra nonni e bisnonni - emerge inequivocabile l’importanza che ha assunto nella nostra formazione la figura del “timoniere”. In concreto,ricordiamo tutti, quasi con compiacimento, le direttive, il polso fermo (indifferentemente del padre o della madre) e perfino i divieti.
E nessuno di noi ha dimenticato il posto privilegiato che era riservato ai meriti. Ottenere, dopo aver meritato era essenziale mentre, attualmente, la gioia di assaporare la sensazione delle piccole conquiste pare …scomparsa. Prevenire, perfino, i desideri dei figli sembra essere, nell’ambito parentale, tacitamente convenuto. Che i tempi portino cambiamenti è naturale e accettabile, ma fare attenzione affinché il cambiamento non assomigli al degrado è quanto meno auspicabile ! Come riconoscere il degrado? Forse nell’insicurezza dei nostri ragazzi, nel loro disagio, nel loro restare a lungo tra le braccia protettive della famiglia. Forse. E’ difficile trarre conclusioni ma, possiamo continuare a provarci.
Per avallare l’importanza dei tentativi, mi permetto riferire che ho regalato un poster ai miei pro-nipoti. Ben incorniciato e ornato, pone in risalto la seguente scritta “Una mano pronta ad aiutarti, potrai sempre trovarla….in fondo al tuo braccio !” e, di mio pugno, ho aggiunto “per la serie:ranget”. Per chi avesse dimenticato o addirittura non conoscesse il termine legato alla brescianità, “ranget” è l’esortazione all’autonomia, al mettersi in gioco, allo sfruttare le risorse personali. Insomma “arrangiati”! Come puoi, anche se non sarà come vuoi, ma cresci. E noi genitori abbiamo, anche in quest’ àmbito, il dovere di contribuire .

Forse non ho regalato molti sorrisi ai miei genitori, negli anni della mia formazione, perché una buona dose di severità ha connotato i miei percorsi adolescenziali, ma sono certa che quella cauta, misurata rigorosità, mi ha consentito di affacciarmi alla vita con maggiori risorse. Nel pieno rispetto di eventuali, differenti pareri soggettivi, é comunque opportuno riservare al problema la dovuta costante attenzione e poi…..continuare a sperare. Renata Mucci -
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E' così cara Renata, noi genitori non siamo più in grado di dire ai nostri figli "arrangiati" Che strano, no? Quell'espressione sembra un atto di egoismo invece, è un gesto di grande generosità. Arrangiati, cavatela da solo, affronta la vita. Cresci. Ogni volta ci diamo mille scuse per spiegare la nostra ansia e ci ripetiamo all'infinito che il momdo è cambiato. Invece...siamo cambiati solo noi. Forse è il fatto che, se dedichiamo ai figli troppo poco tempo, alla fine ci sentiamo in colpa. E per compensare il sentimento di colpa cerchiamo di proteggerli, di anticipare i loro desideri, di evitare ogni rischio. Se potessimo, li rinchiuderemmo in una teca di cristallo. Dimenticando che sono proprio i rischi che aiutano a diventare grandi. E' sbattendo la faccia per terra che si impara a rialzarsi. Ecco: i nostri figli diventano grandi senza questo elementare allenamento. E così, la prima volta che cadono...si sentono perduti. Non è vero, cara nonna Renata? Lei, per esempio, si muove tra computer e mail con grande destrezza. Avrà imparato, si sarà fatta aiutare. Comunque se l'è cavata! Quanti dei ragazzi di oggi, arriveranno alla sua età can altrettanta capacità di arrangiarsi ? F/to Mario Giordano.

giovedì 27 marzo 2008

Pensiero del giorno - 27 marzo 2008

"Se vuoi qualcosa, chiedilo a chi ha molto da fare, perchè chi non fa niente, non farà niente nemmeno per te" . anonimo

mercoledì 26 marzo 2008

Bullismo a scuola-il coraggio di parlarne.



Pubblicato dal Giornale di Brescia il 10 gennaio 2007

Il tema del bullismo, recentemente tornato alla ribalta, mi ha stimolato a rivolgere un accorato appello ai giovani. Nella speranza che chi condivide i miei sentimenti voglia farsi interprete presso di loro (che non leggeranno il mio scritto), ci provo.

“”Cari ragazzi, avrete certamente parlato tra di voi del fenomeno del bullismo scolastico che altro non é che l’embrione del nonnismo che si manifesta, quasi sempre crudelmente, tra i militari. E avrete appreso che, recentemente, il fenomeno si é insinuato anche nelle scuole elementari quindi mi piacerebbe sapere come viene valutato da voi.

Sono certa che un aiuto incisivo per arginare lo squallido comportamento, potrebbe venire proprio dal vostro modo di valutare i protagonisti. Un piccolo sforzo di osservazione evidenzia che chi si pone a capo di spedizioni provocatorie rivolte verso chi é meno reattivo, non agisce mai da solo; ha bisogno di una corte, di un seguito di tipi di secondo piano, che lo fiancheggiano e questo rivela – già di per sé – le carenze di fondo di questo pseudo condottiero.

Si tratta quasi sempre di un individuo che interiorizza un suo profondo disagio ed ha, lui stesso, bisogno di aiuto, ma non – certamente – di ammirazione o di stupida emulazione. E tanto meno di essere assecondato dall’indifferenza o ancora peggio, dalla connivenza considerando che anche il tacito consenso ha la stessa valenza del favoreggiamento.

Penso che chiunque provi repulsione e disgusto per chi (essendo dotato - senza merito alcuno - di bellezza o di prestanza fisica) rivolge frasi spregiative verso chi porta il peso di incolpevoli carenze ! Forse, l’emarginazione palese verso chi adotta spavaldamente l’ignobile comportamento della prevaricazione potrebbe rivelarsi positivo. Perché non provare? E in subordine, ma non meno importante è la denuncia.

Coraggio ragazzi... parlate. Parlatene in casa, con qualche docente che gode della vostra fiducia, in tal modo aiuterete anche chi – senza il supporto del branco - non sa interagire con la parte positiva della società. Che ne dite? Nel concludere, vi ricordo che riservare un po’ di attenzione al problema che in un modo o nell’altro ci coinvolge tutti, sarà certamente utile. Renata Mucci

lunedì 24 marzo 2008

Il pensiero del giorno - 24 marzo 2008

E' mai possibile che diciamo "le donne", "i ragazzi", "gli uomini", e che - nonostante la nostra cultura - non dubitiamo, non sospettiamo che queste parole, da molto tempo non hanno più plurale ma soltanto infiniti singolari ? Rilke

Amarcord della cascina - prima parte

Giornale di Brescia 7 febb.2000
Bresciaoggi 23 dic.2001
"Passeggiando nella vita" - edito nell'aprile 2005 - pag. 82
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Interminabili stagioni della mia bella, serena primavera, sono state scaldate dai ritmi rassicuranti della vita in cascina. Vi trascorrevo le vacanze estive presso una zia nella campagna di Tormini, nei pressi del fiume Chiese.
In quegli anni la bambina che ero lasciava dolcemente il posto all'adolescente che faceva già delle promesse alla donna.
Ero una brunetta vivace e sull'aspetto esteriore... tutto qui ma, fin da allora, consideravo ciò che sentivo dentro di me come un magico cappello a cilindro dal quale avrei potuto, a piacere, togliere un fiore, una lacrima, una risata squillante, una carezza!
Ero attesa, nella piccola comunità che risiedeva in cascina, con stimolante curiosità: io venivo dalla città, da una casa con la luce elettrica e portavo sempre le scarpe!Tormini: una stradina sterrata, in mezzo al verde, si snodava nella campagna e a un tratto, quasi improvviso il latrare dei cani. All'interno del grande portone sempre aperto i cani, legati a lunghe corde, annunciavano il mio arrivo. Erano due spinoni affettuosi, poi... l'odore acre delle stalle che ospitavano otto mucche, un cavallo e due buoi che vedevo spesso tornare dai campi con le grosse teste curvate dal giogo. Poco distante, in un rudimentale recinto, un maiale grugniva perennemente affamato.
E galline, galline dappertutto; razzolavano tranquille finché il gatto di casa le faceva allontanare starnazzanti. Il canto del gallo provocava i miei risvegli che mi trovavano affamata e felice tra quelle lenzuola ruvide, profumate di lavanda. Nella stessa camera, con il pavimento di legno, un "lavabo", un catino bianco smaltato, una brocca d'acqua e un asciugamano candido, ruvido come le lenzuola. Non c'era lo specchio e io mi davo sempre una sbirciatina nel vetro della finestra. In cucina una tazza di latte e del pane affettato. E poi... fuori di corsa a... inventare la felicità!

In cascina vivevano otto famiglie piuttosto numerose Una piccola comunità quasi autosufficiente, almeno sotto il profilo dell'alimentazione.Con la vendita delle uova e di qualche gallina compravano zucchero e caffè (quest 'ultimo, però, ritenuto comunque superfluo).Ragazzi e ragazze ce ne erano tanti, di ogni età, dai due ai vent'anni e, spesso, ci si ritrovava tutti assieme: si andava a more, o a spiare il lavoro dei bachi da seta che passavano il loro ciclo vitale nutrendosi di foglie di gelso e costruendo il bozzolo, si attraversavano i campi per scendere al fiume. E tutto mi affascinava!
Il pomeriggio del sabato, quando la calura estiva era soffocante, con fare circospetto scendevano (percorrendo lunghi ballatoi) bimbe, ragazzine e giovanette e - anche - qualche ragazza da marito sui diciotto, vent 'anni e (di nascosto dai maschi) ci si recava in riva al Chiese per fare il bagno nelle sue acque gelide.Sapevamo tutte benissimo che, tra i canneti, c'era sempre accovacciato qualche maschietto che spiava le nostre mosse che - anche nell'incertezza - erano sempre più civettuole del solito.
Alle ragazze era consentito il bagno al fiume solo per una questione di igiene quindi, nell'equipaggiamento, era compreso anche un bel pezzo di sapone di Marsiglia che veniva disinvoltamente usato sia per il corpo che per i capelli. Entravano in acqua con una camiciona bianca (corta però fino alle ginocchia e senza maniche) e con i piedi immersi nell'acqua freddissima che spumeggiava nell'impatto con i grossi sassi, infilavano il grosso pezzo di sapone sotto la camicia e si strofinavano ridendo e ammiccando con bisbigli e occhiatine d'intesa e risatine a non finire.

domenica 23 marzo 2008

Amarcord della cascina.- seconda parte

Si chiamavano, si spruzzavano ridendo contente ma la loro genuina curiosità era tutta per me. lo non facevo il bagno in camicia (in quella camicia larga di tela grossa e ruvida che, anche bagnata, non aderiva al corpo e non compensava quindi la lunga attesa degli sguardi avidi in paziente attesa) io avevo il "costume da bagno"! Le gambe erano nude e il giovane seno si delineava spavaldamente. Certo non era uno dei quei costumi del giorno d'oggi che ben poco lasciano all'immaginazione ma era pur sempre, per quei tempi, audace e - per loro - irraggiungibile. Un giorno l'ho lasciato indossare alla Daria che ne rimase affascinata. Bionda e ben fatta, con le guance accaldate non smetteva di specchiarsi nel vetro della finestra e quando, alla fine di quelle vacanze le ho detto che poteva tenerlo è diventata rossa rossa, ha abbassato la testa e, all'improvviso, mi ha buttato le braccia al collo dicendomi piano "se spuse en sior, tel turne!)> (se sposo un uomo ricco te lo ricompro).Si concedeva così la gioia di accettare tacitando il suo ben radicato orgoglio contadino.
Le porte delle cucine delle varie famiglie erano quasi sempre aperte; spesso avevano accesso dal portico. Le ricordo fresche e semibuie; le donne, spose, madri, nonne erano sempre affaccendate nelle cure dei figli, degli animali, dei loro uomini.
I bambini (tanti) non avevano molto margine per i capricci: sculaccioni frequenti stroncavano precocemente le piccole ribellioni e la sberla improvvisa faceva comparire sorrisi divertiti sulle labbra di chi, magari da poco, ne aveva schivata una. I ragazzi cominciavano presto a "dare una mano". Si alzavano tutti poco dopo il canto del gallo e ci si coricava presto. Ma un bel margine per il ritrovarsi era sempre garantito. Quasi sempre all'imbrunire, dopo la parca cena ragazzi, adulti e anche i più anziani si portavano la sedia all'aperto; si disponevano in cerchio e mentre molti ascoltavano, i pochi che parlavano riuscivano sempre a catturare l'attenzione.
Avvenimenti quotidiani, per lo più legati agli animali o al lavoro dei campi. Ma, sempre attesi, erano i maliziosi commenti sullo sbocciare dei freschi amori, dei taciti corteggiamenti, delle studiate ritrosie delle fanciulle. Serate particolari che il ricordo non può rendere più deliziose. E quando ci si ritirava perché l'ora era giunta e le zanzare non davano tregua gli sguardi d'intesa erano rivolti, già, al domani.
Poi... c'era l'evento più atteso e importante: la vendemmia. Tutti sparsi nelle vigne, uomini, donne e ragazzi di tutte le età ci si dava da fare per staccare i turgidi grappoli che si adagiavano amorevolmente in gerle capaci che robusti uomini si caricavano sulle spalle per rovesciarle sul carro. E quando, stanchi, felici e affamati ci si accingeva a rientrare, i più svelti e fortunati riuscivano a saltare su quel carro per fare l'ingresso in cascina cantando a squarciagola.
Nel vasto cortile sassoso le donne, che non erano scese tra i filari, avevano approntato il pranzo per tutti. Io mi divertivo molto ad aiutare in quella preparazione e perciò sgattaiolavo via per tempo dai campi per partecipare a quel rito.
Su robusti cavalletti venivano poste lunghe assi rettangolari che, ricoperte di carta bianca, davano proprio l'idea di un festoso banchetto.
Piatti, bicchieri, pane e tante, tante polente frutto del contributo di tutte le famiglie che ne cuocevano anche più d'una. Sempre all'aperto su di un fuoco acceso tra grosse pietre, un treppiede di ferro sosteneva la bassa, larga padella di ferro col lungo manico nella quale soffriggeva il burro profumato e salato nel quale venivano versate le uova per essere servite con la polenta (due per ogni partecipante). Tanta insalata, qualche fetta di salame, la formaggella fatta in cascina, qualche fiasco di vino e due o tre secchi di acqua freschissima (unica cosa di cui ci si poteva servire a volontà). Sul finire compariva una fisarmonica e tra frizzi, punzecchiature di zanzare e risate si inserivano i cori, timidi sulle prime e poi, con concorso di tutti, perfino troppo sonori.
Oggi, dolcemente, trascrivendoli ho impreziosito i miei ricordi; li trasmetto come una fiaba che avrebbe dovuto cominciare con un nostalgico, intrigante: "C'era una volta...". r.m.

venerdì 21 marzo 2008

Madre Savoldi.

Premessa : Ho fatto stasera un giretto ed ho visionato, per la prima volta il blog" educatore" che è tra i link che ho segnalato. Potete ovviamente non dare seguito alla mia indicazione, ma chi spera di "metter su famiglia" ; chi ha già figli, chi li segue quindi amorevolmente, potrebbe toccare con mano l'impegno di un Professore che svolge il suo ruolo per quello che è. Una missione. Ne ho conosciuti altri come lui, in tempi meno tecnologici. E lui si serve della tecologia per portare a conoscenza e mettere in evidenza le necessità, le carenze e le positivita della scuola dei nostri figlie e degli uomini di domani. Buona passeggiata. Ispirata da lui assecondo il desiderio di trascrivere la mia esperienza.
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Giornale di Brescia 14 aprile 2001
riproposta dal Giornale di Brescia il 9 ott.2008
(nel bicentenario della presenza educativa delle Rev.de Madri Canossiane a Brescia)
"Passeggiando nella vita " edito nell'aprile 2005 - pag.80
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Una suora, un’educatrice

Insegnante di italiano,storia e geografia, suora canossiana, indimenticata maestra di vita. Il ricordo di Lei che quasi quotidianamente riaffiora, mi sprona a renderLe omaggio.
Fisicamente era, ai miei occhi, il Don Camillo al femminile. Alta, snella, dava però la sensazione della robustezza fisica; l’uniforme nera e marrone dell’Ordine delle Canossiane si completata con una cuffietta nera, rigida che copriva le orecchie e avrebbe dovuto conferire grazia, ma sembrava che Lei la indossasse sempre troppo in fretta e distrattamente. Aveva piedi grandi calzati in nere scarpe basse, mascoline e stringate. Il colorito pallido, proprio dei “topi di biblioteca”, il viso ovale, le labbra sottili avevano poca familiarità col sorriso e gli occhiali rotondi con una essenziale montatura in metallo chiaro (alla Cavour) conferivano al Suo penetrante sguardo un magnetismo carismatico. Camminava con passi lunghi e quando si avvicinava per affrontare direttamente l’interlocutore (nella fattispecie noi ragazze) sembrava sovrastarle provocando un rispettoso, reverenziale atteggiamento. Ma soprattutto fissava, sempre, direttamente negli occhi riuscendo ad esigere, tacitamente, il massimo dell’attenzione. Era, senza saperlo, depositaria di un magnetismo al quale nessuno desiderava sottrarsi, tanto è vero che porsi all’ascolto delle Sue attese lezioni era, per me e per molte che ancora la ricordano, un privilegio.
C’era in Lei l’arte rara del coinvolgere, riuscendo a fare dell’ascoltatore un fan. Per me, la consultazione del programma scolastico settimanale era improntata sulla ricerca delle ore che prevedevano il suo intervento perché erano ore di genuino godimento e di partecipazione assoluta. Le Sue parole erano accolte in un silenzio quasi palpabile…il mondo esterno esiliato, le menti avide, l’attenzione totale. Qualunque argomento che si presentasse ostico, sgradevole, difficile, poco assimilabile diventava – elaborato dalle sue spiegazioni – facile, gradevole, appassionante. Iliade, Odissea, Divina Commedia e…i Poeti. Lei riusciva a collocarli nelle nostre giovani menti in posizione privilegiata in modo che alla fine, dopo le sue appassionate indagini per scavare nelle intenzioni più segrete dell’autore, alla fine, noi li amavamo! Quel suo seminare appassionato e appassionante ha dato frutti di perenne fioritura.

Spesso, quando mi vedeva disturbata dagli eventi che – nel particolare contesto di quegli anni- si verificavano in ogni ambito, prendeva posto sulla seggiola e scostava le ginocchia l’una dall’altra, dava (con la sua grande mano) un colpo deciso alla gonna, tendeva le braccia e – prendendo le mie mani tra le sue – mi collocava in piedi davanti a Lei e mi invitava a liberarmi dei miei crucci con un semplice : “Racconta!”…e con i Suoi opportuni, orientativi interventi…mi ridonava la serenità.
Sarebbe certamente contenta di sapere che, spesso, nei momenti in cui la vita impone un qualche dolore e la mente ha bisogno di un rifugio nel quale ritrovare lucidità…in quei momenti me la ritrovo accanto. Mi prende per mano e come allora racconta “I cipressi che a Bolgheri, alti e schietti van da S.Guido in duplice filar…” e io, che conservo – senza merito – intatta memoria, spesso mi ripeto i versi della sempre attualissima Sant’Ambrogio del Giusti e apprezzo, come Lei mi ha insegnato, le sfumature, le pause, i significati espressi e quelli soltanto intuibili.

Cara, carissima Madre Savoldi...severa e comprensiva, intransigente e tollerante senza essere in contraddizione; dotata di una capacità di penetrazione nel cuore altrui che le consentiva di adattare i comportamenti alle situazioni e agli stati d’animo delle Sue amatissime allieve.
Erano poi, sempre presenti, le essenziali, puntigliose norme di vita, gli insegnamenti, gli orientamenti di base : “Se non vuoi osservazioni…mettiti in condizione di non fartene fare!” “ Se sarai tu a dare, sarà soltanto perché sei più dotata e dovrai dire grazie per i maggiori doni che hai ricevuto” “Quando vedi la sofferenza, non girare lo sguardo” “Quando porgi un aiuto …aggiungi sempre un sorriso, uno sguardo attento”.

Grazie, cara Madre Savoldi. Grazie per essere passata dolcemente nella mia vita e grazie per avermi insegnato a guardare…cercando sempre di vedere. r.m.

Il pensiero del giorno - 21 marzo 2008

L’eroismo può salvare un popolo in circostanze difficili, ma soltanto un complesso di piccole, quotidiane virtù determina la sua grandezza. Gustav Le Bon

mercoledì 19 marzo 2008

Politica- sinistra - destra - centro

Giornale di Brescia 31 marzo 2008
Bresciaoggi........ 26 marzo 2008

Politica : destra – sinistra - centro e tra questi schieramenti, fa capolino l’apatico, quello che non vuol votare, quello che si dichiara nauseato, quello che – in conclusione – si toglie dalla mischia convinto che non sarà coinvolto nel risultato. Stupefacente ! E incomprensibile (per me che in età quasi venerabile ancora me ne occupo) ed è ovvio che lo faccio nell’interesse di chi è nel pieno del vigore, di chi è indifeso, di chi vive la sua primavera, di chi si affaccia alla vita e di chi verrà. “Aprè moi le deluge” non mi appartiene. Amo i giovani, amo il domani e poco importa se non mi apparterrà perchè so bene che il fatto, in sé, è irrilevante. L’avvenire va costruito nel presente pertanto mi chiedo : “ Chi trova il coraggio di guardare gli occhi fiduciosi di un bambino infischiandosi del suo futuro? Chi si sente di farlo, avendo la possibilità di occuparsi anche di lui?”. Interessiamoci invece, seguiamo gli aventi e non rinunciamo al privilegio di intervenire. La famiglia, la scuola, la società, subiranno inevitabilmente i dictat della politica. Quindi ? Allarghiamo il nostro orizzonte e contribuiamo sempre con l’intelligenza, con l’impegno, con l’anima E....VOTIAMO ! r.m.

martedì 18 marzo 2008

Il pensiero del giorno - 18 marzo 2008

Non fare del bene ........ se non sai sopportare l'ingratitudine !

I costi della politica. Parlamentari e company.

Pubblicata da Bresciaoggi il 20 marzo 2008
Gentile direttore, spero proprio che lei voglia dare spazio all’indignazione che mi permetto manifestare, in veste di volontaria portavoce di quegli italiani che si sentono presi per i fondelli da chi dovrebbe tutelarli. Un qualificato quotidiano pubblica oggi l’importo versato ad alcuni Parlamentari a titolo di “reinserimento nella vita sociale”. La liquidazione, il T.F.R per intenderci. Più, naturalmente, vitalizi mensili di tutto rispetto.
La nostra Patria, indebitata in modo preoccupante, è costretta a subire l’arbitrio dei politici, che si assegnano compensi e retribuzioni esorbitanti indebolendo un’economia già in affanno. E se le mie fonti sono attendibili gli importi dipendono soltanto dalla loro discrezionalità.
Ai limiti dell’assurdo! Una drastica riduzione di compensi, rimborsi e privilegi, purtroppo non basterebbe a risolvere una situazione economica che peggiora ogni giorno ma, darebbe un segnale rassicurante! Non parlo politichese, parlo di gestione di risorse con la semplicità e la coerenza di una madre. E parlo di debiti ! Di debiti, cari Parlamentari, Senatori, Ministri.
Debiti! Nella gestione familiare, aziendale, imprenditoriale i debiti sono il tormentone, il giogo pesante, quello da togliere di mezzo al più presto, a costo di qualsiasi sacrificio.
Sacrificio e rinunce da parte di tutti i componenti. Quindi non è tollerabile che mentre i contribuenti faticano a far quadrare i conti, i loro delegati si comportino come se rappresentassero il Paese di Bengodi!
Lo spazio non mi consente l’approfondimento, ma qualsiasi elettore (non lettore) condivide certamente la mia esasperazione e cercherà di orientare al meglio l’atteggiamento da tenere il tredici aprile prossimo. Grazie per l’ospitalità e perdoni la veemenza che rappresenta solo vagamente l’amarezza che mi pervade. r.m.

domenica 16 marzo 2008

Il pensiero del giorno - 16 marzo 2008

Vedi di non chiamare intelligenti solo quelli che la pensano come te. (Ugo Oietti)

E se straccio la scheda ?

pubblicata da Bresciaoggi il 15 marzo 2008
E’ nel titolo, l'interrogativo che ha recentemente ha attirato la mia attenzione. E’ la sintesi di un discorso articolato e ampio, che rivela il disgusto e l’amarezza che serpeggia da tempo tra gli elettori ed è, oltre che legittimo anche comprensibile .
A condizione che rimanga a livello di sfogo.
La sporcizia evidente di Napoli, si aggiunge a manifestazioni di immoralità ben più gravi e cito soltanto la lungaggine dei processi, la corruzione, i vantaggi clientelari, lo sfruttamento (legittimato col precariato) , il caro vita, l’assenteismo disinvoltamente praticato nelle strutture statali e i privilegi ingiustificati, i costi assurdi ed eccessivi della politica e molto altro.
Rabbia giustificata quindi, ma stracciare le schede, non votare rimarrebbe un gesto simbolico che ci lascerebbe comunque nel caos. Un “niente di fatto” (in un momento in cui c’è un bisogno estremo che qualcuno si rimbocchi le maniche per arginare gli effetti degli errori e degli sprechi ) si rivela inopportuno.
I partiti hanno tutti – come base – stupendi, idilliaci teorici programmi, ma sono gli uomini che li devono portare all’attuazione. Quindi rivolgere attenzione all’integrità degli individui, alla stima che meritano, all’amor di Patria che esprimono è il punto di partenza.
Potremmo scartare subito quelli soltanto litigiosi, quelli che cercano di emergere con la dialettica, ma che poco in concreto hanno realizzato e che di tutto si preoccupano fuorchè dell’Italia e degli italiani.
E il momento di partecipare e – ancora una volta - di scegliere. Rischiando ? Certamente ! Ma il fatto in sé di poterlo fare è, e deve essere considerato, IRRINUNCIABILE - r.m.

sabato 15 marzo 2008

Il pensiero del giorno - 15 marzo 2008

L'inattesa carezza del mattino, trasforma la palude .....in un giardino ! renata

venerdì 14 marzo 2008

Lasciateci la primavera !

IL GIORNALE il 14 marzo 2008
Bresciaoggi
Godere la primavera nel suo trionfale ingresso è un privilegio. Non toglietecelo! Sono rientrata rattristata dalla passeggiata mattutina perché – mentre le pratoline imbiancano i prati e i cespugli pieni di fiori gialli reclamano attenzione – io dovevo gestire i miei passi tra le buche del marciapiede. Impaurita e tesa perchè “ho già dato” a seguito di una brutta caduta (una spalla rotta, e notevoli sofferenze) ma, soprattutto, avvilita. Non chiedo molto e non lo chiedo solo per me. I giovani sfrecciano nelle loro macchine o con le loro moto e raramente passeggiano a piedi in città, E loro, i giovani, hanno (come noi abbiamo avuto) altri piacevoli diversivi, ma chi cerca conforto nella breve quotidiana passeggiata dovrebbe poterne trarre soddisfazione. Dovrebbero – almeno transitando sul marciapiede – sentirsi al riparo per vagare con lo sguardo tra le mille attrattive proprie della stagione. Le gemme, i fiori, il verde dei prati ! Molte “pantere grigie” vogliono dimenticare gli insulti del tempo e la fatica del vivere passeggiando serenamente. Abbiate cura dei marciapiedi, rendeteli transitabili e saranno in tal modo evitati anche costi ingenti per la sanità. E – per le esigenze dell’anima vi prego: Lasciateci almeno la primavera ! – r.m.

Il pensiero del giorno - 14 marzo 2008

L'amico è come il sole!
Anche quando non lo vedi......... tu lo sai che c'é !

mercoledì 12 marzo 2008

Ancora sull'amicizia

Cari amici, sono certamente tra di voi la plus agé e – ignorando ciò che mi è inevitabilmente precluso – colgo i vantaggi residui. Tra questi, la speranza di poter aiutare. Lo so che la saggezza è un pettine che ci viene regalato appena abbiamo perso tutti capelli ma, lo possiamo prestare a chi li ha un po’ arruffati. Sempre che lo voglia, s’intende ! Nel mio cuore c’è uno spazio infinito riservato agli affetti ma, poche panchine ! Sostare in due, in tre al massimo in perfetta sintonia è cosa rara ! Ma, quando ci è dato di godere del privilegio....chi si muove più!

Intendo parlare di amicizia –argomento interessante e difficoltoso, ma assecondo il desiderio di provarci. Un’amica (e già dovrei precisare che il termine amica è prematuro perchè si tratta – più precisamente – di una conoscenza recente che ha tutte le premesse per trasformarsi in amicizia) un’amica, dicevo, afferma all’incirca “Se la signora X è tua amica deve essere in gamba!” e con questo ha voluto rendere omaggio alle mie scelte ma, purtroppo, non è sempre vero ! Questo è il tema che tenterò di svolgere.

Ci sono amicizie che nascono, per intenderci, sui banchi di scuola si basano su simpatie e antipatie istintive, ma generalmente reggono nel ricordo.” Era a scuola con me!” E’ incisivo e indiscutibile.
Più in là negli anni nascono rapporti che poggiano sulla disponibilità di accettare il “pacco” nella sua interezza. Si accoglie il buono e si sorvola sulla mediocrità. Si fonda sull’affetto e non pone condizionamenti. E ancora - in altri casi - ci si illude e ci si imbatte nell’amicizia effimera che incuriosisce, intriga ma poi non sboccia e - per ragioni indecifrabili - dopo l’approccio diventa asmatica e muore.

E, talvolta. Arriva l’amicizia vera, quella fatta di reciprocità a largo raggio, appagante nel dolore e nell’allegria, quella che non teme i distacchi, gli intervalli, le soste. Nasce da una premessa selettiva, reclama stabilità e la ritroviamo intatta anche dopo interruzioni forzate La più rara, la più preziosa.

E infine, attenzione al fuorviante entusiasmo iniziale. Di qualsiasi storia d’amore (e l’amicizia è una delle sue espressioni) la parte migliore, indimenticabile, si colloca all’inizio perchè è densa di palpiti e soprattutto di totale reciproca attenzione. Ma l’amicizia ha un collaudatore impietoso: il tempo! Il tempo e gli eventi inattesi, tristi o gioiosi che siano. E’ stato detto (e condivido) che molti ti saranno accanto nel dolore ma, pochi riusciranno a tollerare il tuo successo! Sentenza da prendere con le pinze , ma da non ignorare.
Buona giornata, per il momento vi regalo qualcosa su cui riflettere. A presto. r.m.

martedì 11 marzo 2008

Il pensiero del giorno - 11 marzo 2008

Il peggior scherzo che ci fa l’amore é che ci impedisce di essere felici da soli.

lunedì 10 marzo 2008

Buongiorno !

A chi ama poltrire, ma si alza di buon umore
A chi saluta, al mattino, ancora con un bacio
A chi lavorando molto...si diverte
A chi ha fretta, ma non suona il clacson ai semafori

A chi rallenta quando é vicino ad una pozzanghera
A chi arrivando in ritardo si scusa senza cercare scuse
A chi spegne il televisore per fare due chiacchiere
A chi è felice il doppio se può fare a metà
A chi corre per aiutare un amico
A chi ha l’entusiasmo di un bambino e pensieri da uomo
A chi vede nero solo quando è buio

A chi evita di raccontare dettagliatamente i suoi guai
A chi non aspetta il Natale per essere migliore
A chi si ferma per porgere ascolto
A chi si intenerisce per la fragilità di un vecchio
Grazie, dal profondo del cuore !

Pensiero del giorno - 10 marzo 2008

Il nostro errore più grande è quello di cercare negli altri qualità che non hanno, trascurando di esaltare quelle che invece realmente possiedono.

domenica 9 marzo 2008

All'ombra di un albero. Insieme a voi.

Le parole della bella composizione, non sono mie, ma il desideriuo di condivisione SI! E vi ricordo che : ""Subito dopo il creatore di una buona frase viene – in ordine di merito – il primo che la cita. ""(Ralph Waldo Emerson – saggista e filosofo americano 1803/1882 )
Tu
che
ne dici se
in questo giorno
faccio un bell'albero
dentro il mio cuore e ci attacco
i nomi di tutti i miei amici?
Gli amici lontani evicini, gli antichi ed i nuovi,
quelli che vedo tutti i giorni e quelli che vedo di rado,
quelli che ricordo sempre
e quelli che - alle volte - restano dimenticati,
quelli costanti e quelli intermittenti, quelli delle ore difficili
e quelli delle ore allegre, quelli che mi hanno fatto soffrire, quelli
che conosco profondamente e quelli dei quali conosco solo le apparenze,
quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto.
I miei amici semplici ed i miei amici importanti. i nomi di tutti quelli che sono gia' passati
nella mia vita. Un albero con radici molto profonde, perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore, un albero dai rami molto grandi perché i nuovi nomi venuti da tutto il mondo si uniscano
ai già esistenti.
Un albero con
un'ombra molto
fresca affinché
l’ amicizia sia
un momento di
ristoro durante
le lotte della vita.











sabato 8 marzo 2008

8 marzo 2008 ! un augurio particolare.

Bresciaoggi Sabato 08 Marzo 2008
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L'8 marzo è il giorno che ci è riservato, quindi, utilizziamolo al meglio. Anzitutto, per fare alcune riflessioni. Se lasciamo vagare lo sguardo in Paesi lontani dal nostro troviamo donne che devono confrontarsi con problematiche che sembrano - attualmente - insuperabili. Possiamo però riprometterci di fornire - in ogni occasione - il nostro solidale contributo anche perché «non dobbiamo rinunciare ad un sogno solo perché ci vorrà troppo tempo per realizzarlo. Il tempo…passerà comunque ». Quindi non dimentichiamole! I primi auguri sono per loro. Per ciò che direttamente ci riguarda, facciamo un breve riassunto sulla nostra collocazione e nella società e nel privato. Conquiste ne abbiamo fatte e altre ne faremo specialmente se entreremo in politica con le nostre capacità, con la sensibilità e con la forza morale che ci contraddistingue. Nella partecipazione alla gestione della famiglia abbiamo ottime credenziali e tantissime opportunità per gestirle al meglio. Nel rapporto di coppia si evidenziano le solite contraddizioni che - in definitiva - ben conosciamo. Scegliamo (quasi sempre noi) l’uomo dei nostri sogni, per come è e cominciamo quasi subito a volerlo migliore, diverso, sempre più collaborativo (cosa che entro certi limiti è giusta). In concreto è così che cominciano i guai. Che ne dite di essere più obiettive, meno rompiscatole, più serene? Ecco qui l’augurio da formulare in questo 8 marzo a noi ragazze e di conseguenza a tutto ciò che da noi deriva o dipende. Tanta serenità per tutte e per chi gravita nel nostro àmbito. Con un virtuale rametto di mimosa.

Un gioioso brindisi virtuale.

Chi ha detto che la tecnologia è fredda e toglie calore ai rapporti umani legga questi dolci approcci tra donne che si cercano! A Jasna che si lascia possedere dal più genuino entusiasmo, alla misteriosa Dama Verde che si cela per pudore a Verbena,che scalpita come una puledrina di razza perchè non riesce a contattarmi, a Luigina che ha intuito le belle prospettive della comunicazione sincera e ha favorito questo caldo ritrovarci, a Francesco che cerca di capire l'animo femminile, alle amiche che telefonano e si ripromettono di accostarsi a questo tramite tecnologico che supporta i sentimenti, a tutti gli amici vecchi e nuovi dedico un brindisi alla tecnologia e all'amore, in qualsiasi forma si manifesti. Renata

venerdì 7 marzo 2008

A braccia aperte

Credo che la donna debba trovare il modo di gratificarsi (o di essere gratificata) ogni giorno, ma se c'è chi vuole offrirci l'8 marzo una mimosa vera o virtuale, accettiamo con gioia l'omaggio.
Ma - soprattutto - scambiamocelo tra di noi, un gesto di solidale comprensione e vogliamoci bene. Con i nostri contorsionismi mentali, con il nostro perfezionismo, con la nostra sete d'amore, con i nostri difetti palesi e nascosti, con la nostra fragilità, con la nostra forza.Vogliamoci bene ! Renata

8 marzo 2008


Una nota canzone recita con benevola ironia :“Donne...in cerca di guai...” e quando l’ascolto sorrido perché penso a donne fortunate, libere perfino ...di andare in cerca di guai! Ma in questo 8 marzo che vuole festeggiare tutte le donne il mio pensiero si rivolge a quelle che non hanno bisogno di cercarli...i guai. Se li ritrovano nell’aria, per strada, in famiglia. Fanciulle, adolescenti, donne che per collocazione geografica o per tradizione, sono tuttora prive dei diritti che in Paesi, nemmeno troppo lontani, costituiscono la normale regola di vita. E’ soltanto del dicembre 2005 la disposizione che inserisce tra i reati perseguibili dalla legge, la tristemente nota consuetudine dell’infibulazione e - anche se si può legittimamente prevedere che ci sia ancora molto da fare in quest’ àmbito - prendiamo atto, con gioia che proprio la solidarietà tra le donne ha favorito esiti confortanti. E da noi, che dire delle “ragazze di strada” ridotte allo squallido ruolo di merce per “gente rispettabile”? E alle donne che sanno esercitare la pazienza, a quelle che lottano per trasmettere valori, a tutte le madri che si dedicano con generosità ai loro figli, a quelle lontane dalle loro case e dalle loro radici, a tutte le donne quale che sia il colore della loro pelle e la loro estrazione sociale auguro che ogni giorno sia, anche per merito loro, migliore del precedente e preluda ad una maggiore e significativa serenità.
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giovedì 6 marzo 2008

Mamma a tempo pieno. Ma dopo ?

Mi è stato chiesto di lasciare in visione lo scritto "In piscina". Lo faccio con piacere, ma trascrivo - a questo punto - la risposta che ho dato ad una pertinente domanda. Eccola :

giornale di Brescia 19 naggio 2006

Mamma a tempo pieno: ma dopo?..... La domanda che la signora L. T. mi pone garbatamente in un suo intervento ha interessato a lungo i miei pensieri anche se la gentile interlocutrice si è data istintivamente la risposta più appagante e adeguata affermando “Ho scelto di dedicarmi esclusivamente al figlio e alla famiglia e ne sono felicissima.” In concreto ha confermato che conta soprattutto la consapevolezza di aver svolto al meglio un ruolo, ritenendolo fondamentale. Se l’intento di stabilire le priorità attiene a libere scelte personali (condizionate spesso da imprescindibili esigenze economiche) va però considerato che il dilemma del poi ci viene continuamente imposto dai variegati cicli della vita. Al termine dalle scuole medie si impone la scelta che condurrà al diploma, mentre chi arriva alla laurea può trovarsi al bivio per la scelta della specializzazione. Poi, arriva l’inserimento nel mondo del lavoro che – quando non é condizionato da scelte obbligate – ripropone il ricorrente interrogativo: e dopo? E più avanti, quando il ciclo lavorativo si conclude e si intravede il raggiungimento dell’età pensionabile, torna inevitabile quel legittimo pensiero: ma dopo? E l’incertezza ritorna anche e sempre nell’ambito dei sentimenti: è l’uomo giusto? è lei la donna che voglio? Adesso va tutto bene, ma dopo? Ciò posto penso che affrontare ogni problema per come si pone nell’immediato cercando di risolverlo al meglio è, forse, l’atteggiamento più opportuno. L’unica cosa che auguro a tutti è la possibilità di trovarsi sempre davanti a nuovi intriganti interrogativi che scandiscano il dipanarsi di una vita lunga e serena. Ma dopo?............

mercoledì 5 marzo 2008

In piscina

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Giornale di Brescia 9 maggio 2006

In piscina, un bimbo di appena dieci mesi schiaffeggia l’acqua con le manine, mentre guarda il viso raggiante della mamma che lo sostiene saldamente per le ascelle e quando risalgono abbracciati e gocciolanti la scaletta laterale, la gioia che li pervade sembra contagiare gli sguardi circostanti. Dalla delicata ma efficacie strofinata nel largo telo di spugna, riemerge un visino arrossato con uno sguardo fiducioso, avido di sensazioni e un ciuffetto scomposto, mentre il sorriso compiaciuto della mamma lo accarezza. La veloce vestizione si compie con disinvolta perizia e quel fortunato bambino viene collocato nel suo passeggino, per la passeggiata tra il verde del parco. Li guardo allontanarsi e le solite considerazioni riaffiorano; le solite, quelle che non riescono ad adattarsi a cambiamenti che possona anche aprire il varco al deterioramento. Un bambino con la sua mamma formano per me un quadro che non dovrebbe subire ritocchi. La piscina è comunale e il parco è a disposizione dei cittadini quindi la fortuna di quel fanciullo non deriva dagli agi che il denaro può procurare, ma dalla disponibilità gioiosa e costante di quella mamma che gli dedica continuamente attenzione, tempo e l’affetto al quale ha diritto e del quale ha bisogno. Qualche volta la vita si dipana malignamente, imponendo separazioni dovute a necessità ineludibili e quando gli eventi impongono ad una mamma, il lavoro fuori casa, nessuno ha diritto interferire. Ma ormai sempre più frequentemente separazioni innaturali tra madre e figlio sono il risultato di scelte almeno discutibili. Qualche volta la donna sente il bisogno di realizzarsi fuori casa, di conquistare indipendenza economica e non si può ritenere criticabile l’aspirazione Quello che non è conciliabile è la coesistenza soddisfacente dei due ruoli. Un’ottima madre e una stimabile professionista? Una madre attenta, disponibile, partecipe e una lavoratrice attivamente efficiente? Se i due ruoli non ne risultano sminuiti ne risulterà indubbiamente intaccato l’equilibrio psicofisico della protagonista. Conosco in maniera approfondita i risvolti del problema. Conosco il rimpianto per il tempo sottratto all’evolversi di una vita della quale si é responsabili.
Conosco la sensazione di sentirsi spiazzati davanti ad un figlio che non si lascia intuire. Potrai riconquistarlo con l’amore che riuscirai a fargli sentire nello scorrere del tempo, ma…….ti sarà comunque un po’ estraneo perché ciò che è perso non è recuperabile.
Questo può succedere anche a madri assidue e presenti, ma penso sia rassicurante la consapevolezza di avere svolto al meglio il ruolo più importante che la natura assegna alla donna. Mi sembra di poter affermare, in forza di un intimo convincimento, che se i figli potessero fruire costantemente del contatto con la propria madre, la società tutta ne trarrebbe vantaggio.
Forse si può mediare tra le diverse esigenze con un impegno part-time da ritenere auspicabile – quando é indispensabile. Ho sentito affermare che non è la quantità di tempo nella presenza materna che determina i risultati, ma la sua qualità. Ma se la qualità è buona e si unisce alla continuità o ad una abbondante disponibilità di tempo non sarà meglio? Non sempre rientrando provati da giornate pesanti si è disponibili ad ascoltare, a sorridere, a cullarsi con i sogni dei nostri ragazzi. E i nostri figli sognano, hanno speranze, tornano delusi…e avrebbero diritto di trovarci ad accoglierli visto che abbiamo favorito il loro ingresso in questo mondo che può anche rivelarsi ostile! Oggi abbraccio le mamme, che per costrizione o per scelta lavorano fuori casa e abbraccio quelle che – potendo – hanno scelto di dedicarsi esclusivamente ai loro figli, ma confesso che a queste ultime io guardo con una buona dose di affettuosa, nostalgica invidia.

domenica 2 marzo 2008

Dal Talmud ebraico

Bresciaoggi 8 giugno 2007
Giornale di Brescia 20 giugno 2007

Il libro del dialogo tra Dio e l'uomo attraverso i tempi, termina dicendo:

"...state molto attenti a far piangere una donna
che poi Dio conta le sue lacrime!
La donna e' uscita dalla costola dell'uomo,
non dai piedi per essere pestata,
ne' dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale.....
un po' piu' in basso del braccio, per essere protetta
e dal lato del cuore, per essere AMATA...."

Pensiero del giorno - 02 marzo 2008

Amare, non é guardarsi l’un l’altro; ma guardare insieme nella stessa direzione.(Antoine de Saint Exupéry scrittore 1900/1944 - da “Terra degli Uomini”.