mercoledì 31 dicembre 2008

Cosa chiedere al 2009 ?

Dopo aver inoltrato a pochi amici, due parole riferite al 2009, mi sono chiesta : "Perché non a tutti ?" Ecco rimediato.

E per il 2009, cosa desiderano gli amici bloggers?
Le tre esse più richieste : Salute, soldi, sesso ?
oppure
con la salute, un po' di serenità e tanto amore?
oppure
un bel CLD che brescianamente significa "che la düre" ?

Scegliete bene ma, in ogni caso, gli auguri sono affettuosi. r.m.

lunedì 29 dicembre 2008

Il baby omicida delle nevi.

pubblicato da LA STAMPA il 1° gennaio 2009
" da LIBERO il 2 gennaio 2009
" Corriere Forun il 2 gennaio 2009
" Giornale di Brescia 3 gennaio 2009
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Mi chiedo ancora e continuamente perché si permette che uno stupratore, un pedofilo o un assassino si copra ben bene il volto mentre viene trasferito, scortato dagli Agenti.
Mi chiedo perché si oscura il volto della tristemente famosa Erica di Novi Ligure e poi si sbatte in prima pagina e in televisione il viso di un ragazzo vittima anch'esso della disgrazia involontariamente provocata.
Sarebbe giusto e opportuno vedere bene la faccia di chi volontariamente e consapevolmente delinque.
In subordine, ma non tanto, sarebbe auspicabile identicità di comportamento da parte degli organi di informazione.
E ancora mi chiedo "riuscirà a prevalere in futuro, un po' di buon senso ?" Che dite ? Non è un bell'augurio per il prossimo il 2009 ? r.m.
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domenica 28 dicembre 2008

Meditate gente ! Meditate! (;- ) (;-)

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Le tegole che ci riparano dalla pioggia
devono essere poste quando c’è il sole!
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Silvia dell'Isola.

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D'impulso mi ha preso il desiderio di farvi una carezza. Lieve, tenera, affettuosa....dedicata ad ognuno di voi. Ed ecco che mi viene in aiuto l'amica di sempre, un'amica che stimo. Mi aiuta lei a porgere la mia carezza. Silvia dell'Isola lascia cadere di tanto in tanto alcune perle ed ha postato, di recente, altri tre pensieri...là nel suo blog .
Presepio
Vigilia lontana
Stella di Natale.
Tre gioiellini incastonati nell'affetto.Questa dolce , forte, vulnerabile, grintosa amica ha una fede incrollabile in Dio, nella religione e in quel “ dopo” che io, invece, fatico ad intravedere. muccina.

venerdì 26 dicembre 2008

Avvenne a Berna.

su facebook  addì 1 agosto 2013 -
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Sono certa che la d.ssa Schelotto che ha una rubrica nel Forum del Corriere della Sera, non me ne vorrà se divulgo il significativo racconto da lei pubblicato il 24 u.s.

A Berna , un' anziana signora ultra-ottantenne ,essendo rimasta sola e non avendo voglia di cucinare solo per se stessa, si reca tutti i giorni a pranzare alla Migros, una catena di ristoranti self-service.Quel giorno decide di mangiare un bel minestrone di verdura. Si procura un vassoio, riempie il piatto di minestrone, va alla cassa a pagare e prende posto ad un tavolo vuoto. Si siede, ma al momento di mangiare si accorge di non aver preso il cucchiaio. Si alza, va alla cassa dove ci sono le posate, prende un cucchiaio e ritorna al suo tavolo, ma...lì seduto c'è un ragazzo africano che sta mangiando il suo minestrone! Sul momento la signora s'indigna e vorrebbe andare dal ragazzo a dirgli di tutto, ma poi pensa che, certamente, quell'emigrato l'ha fatto per fame e, passata la rabbia, decide di sedersi davanti al ragazzo e, senza dirgli nulla, incomincia a mangiare anche lei il minestrone. Il ragazzo africano la guarda stupito, ma lei gli sorride, lui le sorride e continuano a mangiare il minestrone: un cucchiaio lei, un cucchiaio lui...Finito il minestrone il ragazzo si alza, va al banco dei primi piatti, prende un piatto di fettuccine alla bolognese, prende due forchette e torna al tavolo. Dà una forchetta alla vecchia signora, si siede davanti a lei e incominciano a mangiare le fettuccine,sorridendo; una forchettata lei, una forchettata lui...Terminate le fettuccine il ragazzo africano si alza, fa un sorriso alla signora e se ne va. La signora, contenta per aver fatto un'opera buona,si gira sorridendo, per salutarlo e....ad un tavolo vicino, dietro di lei, vede un vassoio con sopra un piatto di minestrone!! Il suo piatto!!
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Mi piace pensare che, un giorno, ci sarà una enorme virtuale zuppiera nella quale potranno inserirsi migliaia di cucchiai per sfamare in egual misura, tutta l'umanità, di qualsiasi colore essa sia. r.m.

giovedì 25 dicembre 2008

Si, è stato un buon Natale !

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Un amico chiede stasera dal suo blog : “Si può dire che è stato un buon Natale ? “E presenta un sonoro col quale indirizza, a ragione, numerosi Vaff.....

Ho postato il mio commento che trascrivo :

Si, caro Viandante. E' stato un buon Natale ! Il terremoto non ha fatto guai, le tavole sono state,
- per molti - abbondantemente imbandite, se c'è un po' di salute e un po' di spazio per la speranza...SI ! è stato un buon Natale. Mi è appena arrivato un video che mostra bimbi denutriti, mutilati, sporchi, malati. Pensiamo anche a loro e non bestemmiamo. Per favore ! Noi, che abbiamo potuto godere di un buon Natale, almeno, apprezziamo ciò che abbiamo e... miglioriamo noi stessi.

E qui aggiungo: “ e la libertà di dire vaff...ai politici, alla "in "giustizia, e a chiunque lo meriti! Che ne dite ? Io penso che questo profumi di libertà! E non è poco.

Scusate lo sfogo. muccina

E' Natale !

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Feliz navidad ! Merry Christmas ! Joieux Noel !

Buon Natale ...in tutte le lingue del mondo,
un abrazo largo todo el dia y un mar de besitos
y buena vida para siempre.
Un grazie enorme per essere qui, ad impreziosire
il mio sereno, splendido, infinito autunno. muccina

mercoledì 24 dicembre 2008

Scosse sismiche, anche per l'anima.

pubblicato su Bresciaoggi del 4 gennaio 2009
" sul Giornale di Brescia del 6/01/2009
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Esco come ogni mattina per recarmi all’edicola, ma oggi sento un irrefrenabile desiderio di sorridere a chiunque. Al mio giornalaio, al proprietario del bar sottocasa e a qualsiasi sconosciuto. E ciò in nome di una maggior consapevolezza del privilegio del vivere.

Nel pomeriggio di ieri una lieve scossa di terremoto, ha riportato alla ribalta un concetto già n presente : la provvisorietà dell’esistenza che ci pone, impotenti, di fronte ad alcuni tragici eventi. Ed è un peccato che non si riesca a ricordarlo quando la quotidianità si dipana (più o meno serenamente) presentando soltanto inconvenienti superabili.

Ci lasciamo disturbare da noie di poca importanza (piove da troppi giorni, il ritardo di una risposta che attendiamo, un desiderio o un bisogno che non riusciamo a soddisfare) e non pensiamo che in attimo possiamo ritrovarci a non avere più bisogno di niente !

Questa mattina mi sembra di notare negli sguardi della gente, un alone di sorridente cordialità che ricambio con gioia. Ho anche notato un automobilista che nel rallentare per favorire l’attraversamento di un anziano aveva un atteggiamento più calmo e benevolo. L’ha perfino salutato con un gesto della mano...e gli ha sorriso.

Piccoli, rasserenanti gesti che lasciano riaffiorare ricordi che sono stati di grande utilità nel mio percorso. Quando, in un giorno qualunque, la mamma apparecchiava con più cura, sia nell’esteriorità che nella sostanza e – provocando il sorrisetto compiaciuto di papà - sturava una bottiglia di vino tappo sughero, era inevitabile la domanda “Cosa si festeggia?”; la risposta era “Che siamo vivi e stiamo bene assieme!”

La motivazione era ritenuta valida e... non c’era bisogno di una scossa sismica.!
Oggi, apparecchierò anch’io con più cura, sturerò una bottiglia riservata alle belle occasioni, lieta di lasciarmi coinvolgere, in questo clima di più cosciente serenità. r.m.
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domenica 21 dicembre 2008

Domani è lunedì..

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Nella nuova settimana il mio affetto ti accompagna, ma stasera, per favore, accontenta tu il mio cuore! Metti sul tuo comodino, lieve, lieve un pensierino! E' il mio augurio per domani : " Tu e l'amore siate compagni !" r.m.

sabato 20 dicembre 2008

Profumo di Natale.

Giornale di Brescia del 24 dicembre 2008
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Cerco nell’aria…l’odore del Natale! E mi accorgo che in un angolo quasi dimenticato di me – come sono e com’ero – quel profumo è rimasto intatto, intenso, invitante. Natale! Le strette di mano sono più calorose, i sorrisi più spontanei e gli auguri…quasi sinceri. Ci pervade un desiderio di bontà e lasciamo che quest’atmosfera ci avvolga. Le strade si adornano di luci mentre le vetrine luccicanti invitano alla trasgressione. Assale la voglia di dimenticare che il periodo speciale rende più amare esistenze squallide, miserie radicate, situazioni dolorose. Nei casi migliori – che spero siano tanti – affiora la voglia di tendere la mano…di porgere aiuto.
Ma ecco riaffiorare, dal silenzio, animandosi, il mio Natale, con le caldarroste vendute agli angoli delle strade, il castagnaccio, la Messa di mezzanotte, la sciarpa fino al naso, la berretta calata fin sulla fronte, il presepe, gli zampognari e tutta la poesia che arricchisce i ricordi tra i quali si intrufola la prosaicità di quel cappone, ripieno, fumante pronto per un rituale atteso e gioioso. Quel cappone veniva posto, in un piatto capiente, al centro della tavola imbandita e ammirato, in un clima d’attesa, dai commensali grandi e piccoli. La mamma lo toglieva poi da quel posto d’onore e lo poneva vicino a sé per procedere alla sezionatura; l’operazione era seguita da occhi attenti e – nel silenzio – ognuno cullava l’inespressa speranza che gli venisse servita la parte preferita. E ciò avveniva regolarmente perché la mamma – che gestiva con amore bisogni e desideri di ognuno –provvedeva ad accontentare tutti.
Nell’aria, tutt’intorno aleggiava il profumo del brodo che con i tradizionali agnolini (esclusivamente natalizi) era stato servito caldissimo.
Un bagliore di gioia genuina illuminava lo sguardo del nonno che aveva avuto il privilegio, rìservato solo a lui, di gustare a metà della mattinata una scodellina di buon brodo, cosparso di abbondante formaggio, sorbito a cucchiaiate, con il conforto del calore del camino acceso.
Oggi ricchi e fantasiosi antipasti rallegrano le mense: affettati, mousse, crostacei, capitone, lumache e quant’altro, rendono invitante il conviviale ritrovarsi, ma io rimpiango l’odore di quel cappone che bolliva pian piano nella pentolona grande riservata a questo giorno davvero speciale.


Natale in famiglia…e già il giorno dopo i giovani veri, i giovani…dentro e quelli che ancora resistono invadono i campi innevati e scendono dai bianchi pendii con le gote arrossate. Ma intanto e fin d’ora, nell’avvicinarsi delle prossime Feste, auguro a tutti di conservare nel tempo, in un angolo privilegiato del cuore, il profumo di un sereno Natale! r.m.

venerdì 19 dicembre 2008

Al bivio.

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E’ meglio prendere una strada, affrontando l'incognito,
piuttosto che rimanere indecisi al bivio. r.m.

mercoledì 17 dicembre 2008

Noi e i nostri figli.

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Rileggo per caso un’ agghiacciante notizia

La Stampa 10 nov.2008
Un suicidio ogni 40 secondi, un totale di un milione di morti l’anno. muoiono nel mondo di suicidio ogni anno più di quanti ne muoiano di Aids. Questi dati sono stati resi noti a settembre, nella Giornata per la prevenzione del suicidio, organizzata dalla Association for Suicide Prevention, in collaborazione con l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). L’Oms valuta inoltre che dal 1950 al 1995 la percentuale di suicidi è cresciuta globalmente del 60%.

E una ridda di insoluti “perché ?” riaffiorano. Sono persone di varia estrazione sociale, deluse, disperate impreparate ad affrontare la vita con i suoi tratti impervi con le immancabili difficoltà. Chi deve prepararli a tutto questo ? Un po’ tutti, famiglia e scuola, ma preferisco puntare il faro sulla famiglia che deve cominciare prestissimo ad indirizzare i comportamenti.

Nell’educare è prioritario offrire esperienze indimenticabili ! Ed è noto che saranno le sensazioni a restare indelebili. Ottenere tutto subito, senza nemmeno il tempo di desiderare non lascia traccia nell’intimo e guasta la formazione. Inculcare pochi sani principi e cioè ricordare instancabilmente che il premio arriva dopo il merito, che nella vita niente è facile che le conquiste appagano di per sé, che non esistono soldi facili, che bisogna saper aspettare. In concreto addestrarli a vivere. Ad affrontare la vita.

Questo non è il rimedio e nemmeno il deterrente, ma è un primo passo doveroso che spetta obbligatoriamente ai genitori. Dire “NO” costa, ma certamente premia. I nostri figli devono saper affrontare i marosi. Devono saper camminare su terreni accidentati. Possono cadere, ma devono essere addestrati a rialzarsi. Formarli forti e pronti a camminare nelle strade del mondo sarà il nostro premio. r.m.
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lunedì 15 dicembre 2008

Se non puoi migliorare il mondo,migliora te stesso.

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Se ognuno spala la neve davanti alla sua porta,
chilometri di strada saranno puliti. muccina

domenica 14 dicembre 2008

Un'alta onorificienza.

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Premetto che i quotidiani della mia città mi ospitano assiduamente, tra le lettere al Direttore e il ritmo accelerato delle pubblicazione mi ha valso la qualifica di "amica dei bresciani " che mi gratifica molto. E recentemente ho ricevuto una medaglia virtuale che mi ha commosso profondamente.

Mi telefona una signora che,(con un po’ in faticoso italiano e un po’ in dialetto) mi esterna il suo compiacimento per una mia lettera che il Giornale di Brescia ha pubblicato. Mi racconta che, con altre quattro amiche che fruiscono della pensione sociale minima, si trovano a casa dell’una o dell’altra per leggere il quotidiano che comperano a turno.

Quattro amiche sole, e con lei, cinque. Ma i giorni della settimana sono sette. Cominciando dal mercoledì leggono e commentano, sentendosi soddisfatte. Ma, da quando leggono i miei scritti, ospitati sul loro amatissimo quotidiano, si preoccupano di perdere la lettura di qualche mio scritto. Qual’è la richiesta? Essere informate, a mezzo telefono, nel caso che qualcosa firmato da me, apparisse nelle giornate di lunedì o martedì.

L’avrei abbracciata. Dopo averla rassicurata ho parlato pochissimo. La commozione spegneva le parole sulle mie labbra.
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venerdì 12 dicembre 2008

La potenza della parola.

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Il linguaggio è quella cosa meravigliosa che può essere usata per esprimere compiutamente i nostri pensieri o per sostituirli del tutto (Sante Beuve)

mercoledì 10 dicembre 2008

Le lenti magiche di Babbo Natale.

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Ho sognato Babbo Natale! Stava caricando sulla slitta grossi sacchi di juta ma, prima di incitare le sue renne, mi ha sussurrato: «Vado di fretta, questa notte esaudirò il tuo desiderio: porto all'umanità le magiche lenti a contatto che consentiranno a tutti di rivedere il tuo mondo nell’arco delle stagioni. Contenta? Però, sappi che la magia durerà soltanto poche ore».
Mi sentivo stranamente felice. Pensavo ai vecchi cortili, alla vita nei piccoli centri e alle magiche lenti che mostravano grandi e piccini mentre nelle calde sere estive portavano la seggiola fuori dalla porta di casa per sedersi e fare due chiacchiere col nonno di turno godendosi, senza fretta, il calar della sera. Con le magiche lenti si sarebbero accostati a ruscelli limpidissimi con acqua pura, freschissima. Avrebbero sentito uomini fischiettare per strada, a piedi o in bicicletta, mentre le donne accudivano i loro bimbi e sfaccendavano in casa. In quell'affresco, scolari diligenti svolgevano i compiti sullo stesso tavolo sul quale la mamma stirava o stendeva, a colpi di mattarello, la pasta per le tagliatelle. Le notti erano tranquille e tutti si coricavano relativamente presto. «Quando viene il buio non c'è più niente di bello da vedere! ...tutti a nanna!» ripetevano le mamme ai loro figli mentre recitavano le preghiere della sera e, al mattino, le finestre restavano spalancate a lungo per far entrare l’aria buona. I piaceri erano semplici. Essere onesti e di parola, valeva più del denaro e nessuno pensava di ottenere tutto, ad ogni costo mentre veniva insegnato che «fare il passo più lungo della gamba» era disdicevole. Il parto della cavallina o della capretta aveva nelle campagne, numerosi piccoli spettatori e l'educazione sessuale veniva recepita con la semplice osservazione. Quando ci si avvicinava ad una cascina si sentiva l'acre odore delle stalle e i bimbi a scuola avevano un grembiule nero, uguale per tutti. La stima conquistata, come una buona reputazione, era medaglia da esibire con orgoglio. Imparare l’arte, anche solo per metterla da parte, era quasi normale. Chi poteva mandare i figli al mare, in colonia, faceva strane raccomandazioni «Se ti graffi un piedino, mettilo nell’acqua del mare. Guarirà».

Il tempo è scaduto, le magiche lenti hanno perso il loro potere e mi sono risvegliata. Ad occhi aperti, ho dovuto ammettere che l' idilliaco panorama presentava molte zone oscure. C'era per tutti tanta fatica e poco confort. Le case erano gelide, la miseria era per tutti e la ricchezza per pochi. Ho pensato con gratitudine agli elettrodomestici, al riscaldamento, all'acqua che scorre dai rubinetti, alle automobili, alla luce elettrica, ma riconosco di essere incontentabile. Vorrei, infatti, poter considerare ancora l'acqua del mare come un naturale disinfettante. Vorrei che tutti gli sforzi dell'ingegno e delle risorse economiche fossero impiegati per ostacolare il deterioramento. Vorrei, tangibile, l'impegno di coloro che hanno il potere di intervenire. E, soprattutto, vorrei evitare di chiedere in futuro a Babbo Natale: «Porta in regalo a noi e ai nostri figli un po' d'aria buona, pulita, respirabile!».Vorrei troppo. Lo so. Ma è Natale!
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domenica 7 dicembre 2008

L'albero.

Ricevo e divulgo


Tu
che
ne dici
Signore
se faccio un
bell'albero dentro
il mio cuore e ci attacco,
invece dei regali
i nomi di tutti i miei
amici? Gli amici lontani e
vicini, gli antichi ed i nuovi,
quelli che vedo tutti i giorni e
quelli che vedo di rado, quelli che
ricordo sempre e quelli che - alle volte -
restano dimenticati, quelli
costanti e quelli intermittenti,
quelli delle ore difficili e quelli delle
ore allegre, quelli che mi hanno fatto soffrire, quelli
che conosco profondamente e quelli dei quali conosco
solo le apparenze, quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto.
I miei amici semplici ed i miei amici importanti.
i nomi di tutti quelli che sono passati
nella mia vita. Un albero con radici molto profonde,
perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore, un albero dai rami
molto grandi perché i nuovi nomi venuti da tutto il mondo
si uniscano ai
gia' esistenti.
Un albero con
un'ombra molto
fresca affinché
l’ amicizia sia
un momento di
ristoro durante
le lotte della vita.

Amarcord del 1947

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Mi sono imposta di rimuovere tutto ciò che è eliminabile dai vari cassetti, ormai stracolmi. Mi ci dedico con metodo con l’intento di concludere entro breve tempo, ma frequentemente un foglio desta ricordi, mi riporta l’eco di passate stagioni e mi resta a lungo tra le mani inerti. E’ il caso di un cartoncino azzurro, non dimenticato, riposto in idonea custodia. Nel testo il breve acrostico che mi è stato dedicato quando, appena ventenne sono salita all’altare. Mi fa piacere rileggerlo con voi. E’ così dolce ..! O, forse lo sembra soltanto a me ?


--- R aggiante splende amor sul tuo bel viso
--- E, mentre accogli della fede il pegno
--- N e l’occhio trema sorridente il pianto
--- A te, si schiude in terra il paradiso!
--- T u, sei regina d’ un novello regno
--- A l quale rechi il più sereno incanto.
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venerdì 5 dicembre 2008

Piove.

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Guardo dalla finestra la pioggia che cade fitta e incessante. Le vetture transitano sull’asfalto lucido tra pozzanghere che inzaccherano i pochi pedoni infreddoliti.
Nel buio intravedo la figura di un giovane che dal marciapiede indica con un ampio gesto del braccio teso, un parcheggio disponibile.
Resto a lungo ad osservarlo, ma di lui nel buio, colgo pochi particolari: è alto, smilzo, con un berretto calato sulla fronte; si sporge dal marciapiede incurante della pioggia ripetendo il suo gesto.
Una macchina, favorita dal gesto del giovane, rallenta e parcheggia. La luce dei fari lo illumina. E’ un ragazzo di colore, fradicio che tende la mano verso l’automobilista che, scendendo frettolosamente….ignora il gesto, apre l’ombrello e si allontana.
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giovedì 4 dicembre 2008

Parliamo ancora di casalinghe.

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Ho elogiato le donne che “scelgono” il ruolo di casalinga perché è un ruolo in ombra che si appaga dei soli compensi sentimentali. Lo ritengo essenziale, perché serve alla società più di quanto si pensi. Ciò posto e confermato mi accingo a rispondere ad Elena, un’amica che stimo che si ribella al mio dire con valide argomentazioni. E lo faccio con l’atteggiamento che rende proficuo qualsiasi contradditorio e cerco cosa posso imparare dalla conversazione. Afferma l’amica che più donne in parlamento, nei ruoli importanti dell’amministrazione pubblica, nei posti di potere, in quelli decisionali che influiscono sulla società darebbero un apporto significativo e importante. Condivido.
Con accorati accenti Elena mi ha costretta a riflettere. Il patrimonio intellettuale delle donne dovrebbe, tanto quanto quello maschile essere messo a disposizione e fruito dalla società. Come darle torto ? Ne sono convinta, ma mi pare che stiamo esaminando la funzione di quella famosa coperta corta che se copre le spalle, lascia scoperti i piedi e viceversa.
Ho capito, ma ci sono scelte che vanno fatte a priori. La società ha bisogno della donna, delle sue doti di intelligenza, di intuito, di coraggio ? O.K. Se è in grado di farlo e vuole impegnarsi in tal senso dovrà deciderlo in accordo con il suo compagno di vita. Dovrà essere chiaro che i ruoli devono adeguarsi alle esigenze. Se fin qui l’uomo, assolti i doveri esterni alla famiglia, si riteneva esonerato da altre incombenze dovrà rivedere i suoi comportamenti . Fin qui la donna è stata disponibile : lui lavora fuori, lei all’interno della famiglia. Lui ha un orario, lei....no.
Si è cominciato a programmare l’ingresso della prole quindi andrà programmata anche l’attribuzione delle incombenze. Afferma Elena che – una volta considerato imprescindibile il lavoro esterno della donna – va riconsiderato il ruolo maschile anche in caso di ingresso di nuovi membri. Tanto per fare un esempio semplice, la mamma allatta e il papà collabora. Peserà il bambino, lo pulirà e farà di volta in volta “la sua parte” che sarà quella della costante condivisione. Tutto auspicabile e quasi paradisiaco, ma ci vorrà tempo e rimane sempre valido il mio punto di vista sulla libertà di scelta. E quando la donna sceglierà liberamente di dedicarsi totalmente alla famiglia le andrà riconosciuto comunque tutto il merito di cui ho già discusso evidenziando il ruolo prezioso di chi prepara per la società gli individui che la popoleranno. Ritengo però che ci sarà da risolvere comunque un grosso problema. Va bene la suddivisione dei compiti, va bene la condivisione, va bene tutto ,ma quando entrambi sono fuori casa con chi stanno i figli ? Ci vorranno adeguate strutture, ci vorranno gli asili nido, ci vorranno i dopo scuola. Anche questo giusto ed auspicabile ma....io vorrei che il bambino che si sbuccia il ginocchio, che ha mal di pancia, che ha un problema qualsiasi, importante o banale, potesse correre dalla sua mamma per raccontare, per piangere per fare merenda, per maturare. La coperta virtuale di cui ho fatto cenno, é davvero troppo corta e poi forse è vero, non so stare al passo con i tempi. Lo so ! r.m.

martedì 2 dicembre 2008

L'elogio della casalinga.

trascritta in facebook il 25 aprile 2014
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“Sua moglie lavora ? ” “No, no ha scelto di stare a casa con i figli!”
Per favore, non scherziamo e formuliamo diversamente la domanda : “Sua moglie guadagna?” e, forse, in questo caso la risposta può essere “No”. Dico forse, perché una moglie oculata fa guadagnare alla famiglia lo stesso importo che fa risparmiare. Mi spiego, il lavoro di gestione è davvero un lavoro!
Amministrare, fare compere, gestire tutto l’andamento preparando colazione pranzo, merenda e cena, tutto con un importo generalmente fisso e generalmente non lauto è arte e qualche volta, quasi magia, ma anche quando il margine è confortevole, “starci dentro” è sempre impegnativo e questa donna che si improvvisa psicologa, infermiera, cuoca, stiratrice, insegnante non lavora e non guadagna ?
Io ho lavorato per anni fuori casa ed ho sempre ammirato (e invidiato) la donna che può dedicarsi a “tirar su” i suoi figli, seguendoli, indirizzandoli, godendoli. Estenuante come lavoro, ma quanto può essere appagante! Oggi è sempre più utile un apporto in moneta anche da parte della moglie e riuscire a conciliare il lavoro fuori e dentro casa richiede da parte del marito un apporto di collaborazione continuativo che, pare, venga anche accettato di buon grado. Bene. Ma per favore, se una signora non lavora anche fuori casa, non diciamo che non lavora ! Ammiro molto la signora che si occupa di tutto e di tutti con un lavoro non remunerato e oscuro, ritenuto dovuto e in molti casi poco apprezzato. C'é una storiella significativa in proposito che vuole raffigurare il lavoro monotono, ripetitivo e frustrante di chi si occupa continuamente di tutti in famiglia e paragona la casalinga ad un muratore che costruisce un muretto e che ogni mattino lo trova abbattuto. La casalinga si trova davanti al suo muretto abbattuto, al letto sfatto, alla cucina in disordine, alla cesta con la biancheria da stirare, per giorni e giorni, per anni e anni. Senza nemmeno la prospettiva...della pensione. Niente di tragico,ma da applauso, certamente.

domenica 30 novembre 2008

Aspettando il Natale.

Pubblicato l'8 dicembre 2008 da Corriere della sera FORUM
nella rubrica "genitori e figli" di Fulvio Scaparro
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La figlia trentenne di un’amica mi ha invitata a casa sua per un caffé e ho rivisto, in quest’ occasione, i suoi adorabili bambini. Un maschietto di sette anni ed una bimba di cinque. Sembravano usciti da un poster pubblicitario, entrambi bruni e disinvoltamente eleganti nei loro abiti griffati, mi accompagnarono gioiosamente nella loro stanza dei giochi.


Non posso dire di essermi stupita entrando in quel locale esclusivamente adibito al divertimento, letteralmente invaso da giocattoli di ogni genere, ma devo sinceramente ammettere che le consuete perplessità si sono riproposte. Mensole a due piani ospitavano animali di peluche ben collocati separati da un numero consistente di bambole e bambolotti che riproducevano un mondo multietnico ( il bambolotto nero, la cinesina, ecc,). A terra la tenda degli indiani, la cucina di Barbie, triciclo, trenini, animaletti di gomma, scatole e accessori per disegnare e altro ancora.


La giovane mamma (che chiamerò Edvige) si rammaricava però del fatto che nonni, zii e amici vari continuassero a sovraccaricare di giochi -spesso inutilizzati - i bambini che avevano perso la gioia di desiderare. E io aggiungo, di meritare. Edvige ricordava la sua infanzia gioiosa nel tempo in cui ogni giocattolo era una conquista e rappresentava il compensoa piccoli successi scolastici. Come arginare questo confluire di giocattoli che costituivano, ormai, solo un ingombro? E – soprattutto – come convincere i bimbi a liberarsene ? “Mi lasci provare?” Le chiesi ed Edvige, piacevolmente incuriosita, chiamò i bimbi che ci raggiunsero correndo.

Forse per istinto o forse perchè covavo da tempo pensieri e soluzioni per questo fenomeno non raro, le parole uscivano fluidamente e catturavano l’attenzione dei piccoli ascoltatori. Ho cominciato a parlare del Natale ormai prossimo ponendo l’accento sui problemi che angustiavano Babbo Natale che doveva accontentare un numero imponente di bambini, anche poverissimi, in tutto il nostro vasto mondo. Prospettai così l’opportunità di aiutare il Grande Vecchio nell’adempimento del gravoso compito. Nel mio progetto, ogni bimbo poteva privarsi di alcuni giocattoli in buono stato e consegnarli alla Parrocchia, all’asilo, alle Suore o a qualsiasi disponibile centro di raccolta dove Babbo Natale avrebbe potuto attingere per portare gioia là dove non c’era e dove, forse, non era nemmeno attesa.

Mi sono dilungata a descrivere lo stupore di bimbi che ignorano gli agi, soffermandomi sulla loro gioia paragonabile a quella che avrebbero provato, contribuendo, i piccoli donatori. Si allontanò per primo il maschietto che, tornando dalla stanza dei giochi posò a terra vicino ai miei piedi un camioncino, un trattore e una grossa palla. Mi guardò soddisfatto e ricambiò felice il mio abbraccio. Intanto anche la bimba si era allontanata per tornare con un grosso orso di peluche e due belle bambole.

Edvige reperì uno scatolone e i bambini vi collocarono i loro regali. Festeggiammo con gioia l’evento pregustando il compiacimento di Babbo Natale che si sentiva aiutato nel gravoso compito. Ci lasciammo, felici di aver dato una svolta positiva ad un incontro già di per sé affettuoso e lieto. Forse questa può sembrare la cronaca di un pomeriggio qualunque, ma sono certa che saranno in molti a coglierne il significato profondo che é quello di offrire davvero un Buon Natale a tutti bimbi del mondo. muccina

venerdì 28 novembre 2008

Staccarsi dolcemente.

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"E' importante staccarsi dolcemente dalle cose che ci stanno abbandonando."
Questa è la frase che Luciano Rispoli ha pronunciato quando, in una recente intervista, gli è stato chiesto il motivo della sua scarsa presenza in televisione . Bella vero ?
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giovedì 27 novembre 2008

Valori !

pubblicato dal Giornale di Brescia il 4 dicembre 2008
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La scala dei valori ! C’è chi considera prioritaria la carriera, il successo, la solidità economica, chi privilegia la famiglia, chi l’altruismo, chi ritiene essenziale “cogliere l’attimo”, chi guarda alla cultura come unico appagamento. Insomma si tratta sempre di scelte soggettive, ma tutti ne abbiamo una.

Recentemente – sollecitata dalla lettura di una intensa poesia d’amore - io ho apportato una variante alla mia graduatoria che, da sempre, poneva come essenziali - “salute” – “coppia” - “lavoro” - posizionati in quest’ordine.
Non mi soffermo sulla salute perché ne conosciamo tutti l’importanza, ma tra coppia e lavoro davo priorità alla coppia perché se il lavoro è soddisfacente, ne beneficerà anche l’unione, ma se il lavoro è frustrante sarà la coppia a riequilibrare l’impostazione del vivere.

Quando i figli prendono la loro strada fuori dal nido, i due protagonisti rimangono, e se la tenerezza sarà subentrata alla passione, se gli angoli si saranno smussati e se ci sarà un patrimonio di ricordi comuni ai quali attingere... significherà che si è imparato ad amare veramente !

Però, ho constatato e concluso che l’amore ha una sua consistenza e un’appagante riscontro anche se non è riferito alla coppia. Una persona sola, può essere comunque piena d’amore e può considerare imprescindibile l’amore per la vita, per la natura, per il prossimo per tutto ciò che esalta questo sentimento.

Quindi, ho apportato un lieve ritocco alla mia graduatoria che trovo così più equilibrata e realistica. Dirò dunque : “salute” – “amore “ - “ lavoro”, con la sensazione di aver rimesso l'amore al posto a cui aveva sacrosanto diritto. r.m.
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martedì 25 novembre 2008

Un po' d'aria buona ! E' possibile ? ? ?

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pubblicata dal giornale di Brescia il 29 novembre 2008
pubblicata da Bresciaoggi il 2 gennaio 2009
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Sono le 8. Sto per aprire la finestra e, invece, la richiudo avvilita. Il traffico è ormai intenso ed è sconsigliabile sostituire con aria inquinante, quella che c’è in casa. Che avvilimento però ! La televisione annuncia giuliva, in questi giorni, che il maltempo ha ripulito l’aria da quelle maledette, nocive polveri fini che guastano i nostri polmoni. L’annunciatrice è sorridente e noi ripieghiamo su di un mesto “meno male che ci pensa la natura” perché sull’uomo possiamo riporre soltanto caute, timidissime speranze. Non è insensato tutto questo ? Non li ho solo io i nipotini ! Questi poveri bambini e noi e l’umanità tutta....perché continuiamo a farci del male? Non c’è più nessuno che ricorda il tempo in cui l’acqua del mare era considerata il miglior disinfettante ? Nessuno ricorda di aver fatto scodella con le mani per bere l’acqua di qualche sorgente ? Nessuno ha nella mente la visione di quella pesche profumate che si staccavano dal nocciolo lasciandolo pulitissimo ? Pesche disuguali, piccolline o grandi che appagavano i gioiosi sensi. Belle da vedere, profumate e gustose. Ma cosa stiamo combinando ? Anticrittogramici, interventi intensi e perfino l'aria è passata in secondo piano rispetto alla lucrosità e ai vari interessi economici. Respirare, Signori ! Chiediamo di poter respirare ! Perché non consideriamo questo, un valido motivo per urlare BASTA. Per respirare decentemente, dobbiamo tornare ad invocare la pioggia...con una danza propiziatoria ? Qualcuno è in grado di rispondermi? Lei Direttore, vuol dare voce alla mia voce ? r.m.
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sabato 22 novembre 2008

Donne.

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"Una donna liberà è l’assoluto contrario di una donna leggera.”
(S.De Beauvoir)

giovedì 20 novembre 2008

Caffé corretto... lacrime !

Corriere della sera FORUM - Gianna Schelotto
nella rubrica "questioni d'amore"
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Nel Bar Pasticceria insolitamente deserto una giovane donna - appartata ad un tavolino in penombra - mescola continuamente il suo caffè, senza portarlo alle labbra. Bella, capelli lunghi nerissimi, vestita di scuro, sulla trentina, lo sguardo abbassato segue il movimento ossessivo, distratto, che mescola un caffè ormai freddo.

La percepisco chiaramente e sento l’intensità del suo dolore. So che non si accorge di me o di qualsiasi cosa al di fuori di lei. Mi siedo poco discosto e aspetto di leggere nel suo sguardo qualcosa che possa orientare le mie mosse successive. La sconosciuta ha le spalle accostate alla mensola sulla quale sono appoggiati i giornali e io mi avvicino per prenderne uno facendolo intenzionalmente cadere. Si china come prevedevo, prontamente a raccoglierlo e nel porgermelo mi guarda dritta negli occhi, con i suoi colmi di lacrime a stento trattenute.
Appoggio la mia mano sulla sua, con una lieve eloquente pressione e le dico senza parlare : “Non preoccuparti. Capisco. Ci passiamo tutti prima o poi !” Poi la lascio e torno al mio posto e apro il giornale in modo che la signora si senta libera. Quando lo ripiego le sorrido mormorando : “Capita !”
“Mi scusi!” sussurra lei asciugandosi frettolosamente gli occhi. Scuoto il capo per significare “Di cosa?” Dopo poco si alza, mi sfiora con lo sguardo e mormora “Grazie!” ed esce investita dal sole che splende alto. Io ? Rimango a riordinare le sensazioni .
Problemi di cuore ? se è così, so bene che alterano l'equilibrio. Li conosco e anche per me, bere fino all'ultima goccia dall'amaro calice dell'indifferenza, dell'egoismo è stato evento amarissimo e destabilizzante. Poi, un giorno, senza motivo apparente...”sono tornata a riveder le stelle”. Nella visione più nitida ho provato solo pena per chi mi ha fatto tanto male.
Altra acqua è passata sotto i ponti e quando la stazione è apparsa ormai vuota e tutti i treni erano partiti, ho accettato di capire e di rimanere in panchina per offrire il mio amore a chi lo desidera davvero. Anche a questa sconosciuta. La rivedrò? La rivedrò più serena? Lo spero tanto e sarete i primi a saperlo ! r.m.

lunedì 17 novembre 2008

Ancora per Eluana Englaro.

Pubblicato su LA STAMPA del 17 novembre 2008.
(lettere)

pubblicato da "Mister no" di Cesare Lanza 20/11/2008
e su Bresciaoggi del 22 nov.2008

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Ascoltando ripetutamente sul tema, non sono riuscita a rimanere insensibile al grido di dolore di chi guarda a quest'ultima sentenza come ad una condanna a morte e Dio voglia che chi parla di ulteriori sofferenze per Eluana, abbia torto.
Ma quello che mi chiedo ancora è se prolungare quel tipo di sopravvivenza solo fisiologica (conquista dell'umana scienza e - checché se ne dica - innaturale) sia approvata da Dio oppure lasciata al libero arbitrio, assieme alle guerre e alle altre atrocità.
Domande angoscianti, intrise di un dolore in cui sono stata coinvolta al punto che non so più se sia giusto o meno il tristissimo epilogo.
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sabato 15 novembre 2008

Imbranati se non si nasce...qualche volta si diventa.

Mi spiace ! Mi sono involontariamente sopariti tutti i Blog consigliati. Volevo inserire ilaria e cancellare un doppio e pluff...... Via tutto ! Piano piano rifo. Abbiate pazienza.

Abraham Lincoln - Non si può.

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Il segreto degli uomini liberi.


Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l’impresa.

Non si può rafforzare il debole

indebolendo il più forte.

Non si può aiutare chi è piccolo

abbattendo chi è grande.

Non si può aiutare il povero

distruggendo il ricco.

Non si possono aumentare le paghe

rovinando i datori di lavoro.

Non si può progredire serenamente

spendendo più del guadagno.

Non si può promuovere la fratellanza

predicando l’odio di classe.

Non si può instaurare la sicurezza sociale

adoperando denaro imprestato.

Non si può formare carattere e coraggio

togliendo iniziativa e sicurezza.

Non si può aiutare continuamente la gente,

facendo in sua vece ciò che potrebbe e dovrebbe fare da sola.

Abraham Lincoln

venerdì 14 novembre 2008

12 novembre. Buon onomastico.

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Mi è tornata tra le mani una poesia che mi è stata dedicata un....antina di anni fa in occasione del mio onomastico che cade il 12 novembre. Ve la offro più che altro per rendere omaggio all'amico che me l'ha dedicata per festggiare il primo onomastico da giovane sposa.

12 novembre. Santa Renata

Fecero i tuoi, chiamandoti Renata
a sacra fonte che la colpa lava,
palese error di strana discordanza
(posto che donna uscivi conformata
e certo chi ti vide lo notava
senza provar dubbiosa titubanza),
chiamarti si doveva Reginata
che è come quanto dir “nata Regina”.
Fosti sovrana, fino da piccina
nel cuor dei Mucci e diventasti
qui, dove regna Amore
....
senza corona, ancora più regina
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A me sembra ancora, dopo tanti, tanti anni, gentile e dolcissima. Forse, perchè ho gli occhi annebbiati ? Chissà.
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giovedì 13 novembre 2008

Tutti da M!ka !

La lettera è stata integralmente pubblicata da Mister no- cesare@lamescolanza.com
il 20 novembre 2008
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Mi permetto invitarvi tutti dall'amica blogger http://mikasonopazza.blogspot.com/ e per stuzzicare la vostra curiosità, trascrivo le prime righe della sua intensa lettera da Nairobi.
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Mi sembra sia passato un secolo dall'ultima volta che ho scritto.. invece, solo un mese.
"solo". SOLO???
Altro che solo! in realtà mi sento addosso almeno 5 anni di più! E' strano poter avere, finalmente, a che fare con un sogno. Strano perchè un conto è pensarlo a casa mia, un conto è doverci avere a che fare qui. Sinceramente non credevo di dover andare incontro a tante cose.. non, perlomeno, a quelle che invece mi si sono "gentilmente" presentate davanti..
Vivere in un posto letteralmente sperduto tra i monti, dove sembra di essere in mezzo agli aborigeni, dove il più alto e ricco lavoro è il pastore, dove i bambini corrono scalzi sulle pietre senza piangere, dove ancora c'è chi muore per l'influenza e dove, ANCORA, sanno dire grazie. Anzi, sanno dire "Achèole!".
Vivere senza telefono, senza notizie dal mondo, senza sapere se e cosa mangiamo oggi, senza essere certi che stanotte dormiremo, perchè tanto al 90% ti bussano alla porta per chiedere aiuto, vivere in un posto dove nessuno parla la tua lingua.. e anche se tu ti sforzi di parlare il migliore inglese che è in te, ti accorgi che il loro è un dialetto e non ci capisci una mazza!! ..................
segue
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Ci sentiamo da M!KA, non ve ne pentirete. muccina

mercoledì 12 novembre 2008

Un gradito apprezzamento.

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Continuo il mio lavoro di cernita tra le carte accumulate nel tempo, ma confesso che mi costa separarmi da alcuni dolcissimi ricordi e, frequentemente, mi ritrovo a cambiare semplicemente collocazione.

E' il caso di questa testimonianza che trascrivo :

novembre 2003 : Intrattengo da qualche tempo un rapporto epistolare con un ragazzo (Ale) studente di ragioneria e cameriere in un Bar che frequento quasi quotidianamente. Mi esterna la sua ammirazione e la condivisione per il contenuto delle mie riflessioni che via, via vengono pubblicate sui quotidiani. Naturalmente ne sono lieta. Un giovane potrebbe sentirsi lontano da alcuni miei convincimenti, ma non è così e ciò mi gratifica particolarmente. In occasione della pubblicazione di una nota che verteva sul deprecabile ingresso della volgarità nella società giovanile, e in particolare in televisione cercava un modo per mostrarmi la sua approvazione.
Terminava pertanto così la sua lettera affettuosamente elogiativa:

“La saluto cara Signora Renata, ma non so cosa fare per ringraziarla per quello che fa per far emergere il meglio di noi. Anzi, sa cosa farò?....le manderò la foto della mia amata, fiammante Kavashaki ! E’ una moto splendida, vedrà!”.
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No, non mi separerò da questa letterà e avrò la massima cura della foto che mi ha successivamente inoltrato. Bellissima motocicletta! Mi auguro che Alessandro abbia tanta cura di lei...e di sé.

domenica 9 novembre 2008

I costi della politica.

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Ho deciso, con l’intento di rilassarmi, di vedere cosa potevo eliminare del cumulo di scartoffie che col tempo si sono accumulate. Altro che relax ! Mi sono incavolata parecchio perché, mi sono ritrovata tra le mani un articolo che riportava gli importi, a suo tempo versati ai Parlamentari uscenti a titolo di “reinserimento nella vita sociale”. La liquidazione, il T.F.R per intenderci. Con l'aggiunta, naturalmente, di vitalizi mensili di tutto rispetto.

In veste di volontaria portavoce di quegli italiani che si sentono presi per i fondelli da chi dovrebbe tutelarli, mi permetto manifestare la mia indignazione. La nostra Italia, indebitata in modo preoccupante, è costretta a subire l’arbitrio di politici, che si assegnano compensi e retribuzioni esorbitanti indebolendo un’economia già in affanno. E se le mie fonti sono attendibili gli importi dipendono soltanto dalla loro discrezionalità.
Ai limiti dell’assurdo !

E' vero che una drastica riduzione di compensi, rimborsi e privilegi, purtroppo non basterebbe a risolvere una situazione economica che peggiora ogni giorno ma, darebbe almeno un segnale rassicurante ! Non parlo politichese, parlo di gestione di risorse con la semplicità e la coerenza di una madre di famiglia. E parlo di debiti ! Di debiti, cari Parlamentari, Senatori, Ministri.

Debiti ! Nella gestione familiare, aziendale, imprenditoriale i debiti sono il tormentone, il giogo pesante, quello da togliere di mezzo al più presto, a costo di qualsiasi sacrificio. Sacrificio e rinunce da parte di tutti i componenti. Quindi non è tollerabile che mentre i contribuenti faticano a far quadrare i conti, i loro delegati si comportino come se rappresentassero il Paese di Bengodi!Sono sicura che qualsiasi contribuente condivide la mia esasperazione, ma mi scuso comunque per la veemenza che rappresenta solo vagamente l’amarezza che mi pervade. r.m.
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sabato 8 novembre 2008

Il denaro..

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Chi crede che con il denaro si possa fare ogni cosa,
sarà anche disposto a fare ogni cosa per il denaro.
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venerdì 7 novembre 2008

Il principe azzurro.

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Il principe azzurro, è imprescindibile nei sogni della donna E’ lei che aspira ad uno sguardo, una galanteria, un fiore anche se vibrano un lei naturali coinvolgimenti sessuali. E’ lei che sogna l’abito da sposa, la festa, l’apoteosi del sogno.

L’ uomo, fin dalle prime pulsioni, sogna una donna vera, dolce, magari gestibile, ma carnale e senza diademi e – in generale – si accosta di buon grado alle complesse esigenze femminili....senza capirle o condividerle fino in fondo !

E io, donna, lo capisco! Perché mi conosco, perché vi conosco, gentili signore. So bene quante contorsioni di pensiero si agitano in noi ! Quando soffrivo per quella che definivo carenza maschile capivo anche che la semplicità del pensiero maschile....poteva essere considerata un risorsa e un elemento equilibratore.

Queste embrionali constatazioni aiutano a prendere atto di alcune diversità che rendono provvidenziale la complementarietà. Mi aiuta anche il fatto di avere un figlio maschio al quale riconosco il merito di aver riportato qualche volta la calma nelle onde agitate dei miei pensieri.

Noi ragazze, chiamiamo sensibilità un contorsionismo dei pensieri che spesso complica le cose semplici. In genere, parlando con un uomo dovremmo apprezzare la mancanza quasi totale di “però” “ma” “se”.

Li incontriamo, li amiamo per come sono e – appena riteniamo di possederli – tentiamo di cambiarli. Ahi, ahi !
Riconosco nella donna una marcia in più rappresentata dal maggior spirito di sacrificio, dall’ecletticità, dalla viscerale tendenza ad accudire ma, se dovessi scegliere di vivere fraternamente con qualcuno...sceglierei un uomo.
A complicarmi la vita, basto io. r.m.
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martedì 4 novembre 2008

Nord-Sud

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Viaggiando, ho imparato due cose : nel sud del mondo
non bere acqua e nel nord non respirare. (anonimo)

domenica 2 novembre 2008

Ladra di ciliege.

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Un’amica speciale, faceva riferimento (in un discorso più ampio) alla mia capacità di inventarmi le ali e ancora le rivolgo un grato pensiero perché riconosco qualcosa di vero nella sua affermazione. Anche oggi, due novembre, tranquillamente arenata davanti al computer ho contattato idealmente coloro che hanno fatto un tratto di strada al mio fianco, prima di allontanarsi per sempre.

Superfluo parlare dei familiari che – nella mia realtà – sono ancora e sempre presenti, ma guardo alla ormai folta schiera di amici, coppie e singoli personaggi che hanno animato e arricchito il mio percorso. Sono quasi una superstite della mia generazione, una ladra di ciliege, se paragono i mesi ai polposi frutti.

Molte volte il padrone del campo mi ha sorpreso a cogliere i rossi frutti e - forse per ricordarmi che sono fuori tempo massimo - mi ha inseguito e l’ha fatto l’ultima volta nell’agosto di quest’anno, ma ancora una volta gli sono sgusciata via di tra le mani. Fortunatamente mi sono anche ripresa velocemente, "falso allarme" mi sono detta facendo l’occhiolino.

Ma in questo momento vorrei rivolgermi ad un’altro tesoro di amica che mi “tira le orecchie” con garbate, affettuose sollecitazioni. Edvige, rileva, giustamente che un intervento giornaliero per 365 giorni l’anno nel mio Blog è troppo impegnativo. Come darle torto ?

Lei ha ragione se non tiene conto delle mie ragioni. La mia età è nota, ma...ho ancora vagonate di pensieri in lista d’attesa. E voglio porgerli ! Sono certa che festeggeremo assieme i miei cento, ma....se io fossi chiamata improvvisamente altrove ?!
Cosa me ne farei del “non detto” ? – r.m.

In corsa verso la Casa Bianca.

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Questa mattina, i miei pensieri sono volati oltre oceano, perché mi è sembrato di vedere un sorriso aleggiare sulle labbra di Martin Luther King che osserva OBAMA ! Un nero alle soglie della Casa Bianca ! ! !

Sorrido anch’io felice all’ idea che questo nostro pazzo mondo abbia fatto, pian, piano, conquiste tanto positive premiando il costante elogio alla speranza che ho sempre posto alla base del mio vivere.
E plaudo alla folta umanità nera che sta vincendo la sua battaglia, con risultati impensabili, soltanto trent’anni fa !

Ricordo ancora, nitidamente, la proiezione televisiva a puntate di Radici che descriveva situazioni in atto poco prima delle guerre di secessione, quando un bianco aveva diritto di vita e di morte su qualsiasi individuo di pelle scura.... SCHIAVO !

Ma oggi la parte migliore dell’umanità può essere fiera dei risultati raggiunti, indipendentemente dalla conclusione nella corsa al potere, perché il solo fatto di aver potuto intraprendere questa lotta politica è già prova concreta dei risultati raggiunti in tema di parità dei diritti umani.

Gli sbarchi a Lampedusa e in ogni costa del Mediterraneo parlano di un cammino ancora lungo e impervio, ma danno forza ai seguaci di Madre Teresa, Ghandi, Martin Luther King e a tutti quelli che si sono schierati dalla parte giusta. Io non smetto di sperare ! - r.m.

sabato 1 novembre 2008

Ponti d'oro alla fantasia !

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E’ palese che la tecnologia e le continue innovazioni, si sono inserite prepotentemente anche nel settore dello svago. Cassette per l’ascolto e per la visione, sloot machine e computer attirano i giovani. Anche le sale giochi dispongono di ogni adescante diavoleria.

Ma per il gioco e nei momenti di svago dei nostri figli, adoperiamoci invece affinché usino la fantasia ! Stimoliamoli, giochiamo con loro o semplicemente lasciamoli fare, togliendo di mezzo tutto ciò che li rende passivi.

Le mie pronipoti credono veramente che la mia borsetta me l’abbia regalata Mary Poppins e mi si accolgono ansiose perché da quella borsa esce di tutto. Ne traggo un foglio di giornale per costruire con loro un cappellino che si tramuta in barchetta. Oppure avvolgendo la parte superiore dell’indice e del medio faccio la piccola sceneggiata di Gigino e Gigetto, oppure, ancora insegno i giochetti che si fanno con le dita o le piccole commediole che esibisco con la mobilità dell’espressione. E l’attenzione è totale.

Ma qualche volta noto, in alcuni genitori, una condiscendenza di comodo, prevalentemente diseducativa.
Poi, d’un tratto vedo l’arcobaleno tra le parole di un giovane, attento papà. L’amico Massimiliano, mi scrive “Sia io che mia moglie vogliamo improntare l'educazione di nostro figlio tenendolo lontano dal consumismo il più possibile, cercando di fargli capire che il giocattolo più bello è la fantasia, ed è un dono che tutto l'oro del mondo non basterebbe a comprare e quando lo vedo creare gli aerei con i legnetti o dirmi "papà, facciamo finta che tu sei... e io sono...", ecco, penso che forse stiamo facendo un buon lavoro.”

Certamente caro Massimiliano, stai facendo con tua moglie un ottimo lavoro e fortunatamente lo fanno tanti bravi, collaborativi genitori. I risultati si vedranno oggi e soprattutto nella società di domani.

In attesa che quei fiori sboccino io, intanto, mi sento meno sola e immensamente più serena. Grazie a tutti i Max e alle loro spose. - r.m.

venerdì 31 ottobre 2008

Uno sguardo sulla strada.

Giornale di Brescia del 22 novembre 2008
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Sono le 7,50 di una qualsiasi mattina di ottobre, quando alzo la tapparella alla finestra nella mia camera e getto uno sguardo sulla strada insolitamente deserta. E’ sabato e chi ha fatto tardi, dorme ancora. La giornata si presenta con un aspetto indefinibile , grigiastro. In mezzo alla strada, zizagando procede con andatura svogliata un ragazzo con lo zainetto sulle spalle. Quattordici anni, (presumibilmente) ben vestito lo sguardo perso di chi ha ben altro per la mente.

Sorrido da dietro le tende, lo accarezzo con lo sguardo mentre cerco di indovinare i suoi pensieri : “Cavolo, questa scuola anche di sabato, che stress! “ questo lascia presumere il suo annoiato procedere sulla strada. Volo idealmente ai miei verdi anni e mi pongo al suo fianco. Lo spintono un po’. “Dai muoviti, non vedi che è tardi ?" E lui si affretta appena, appena con l’aria di concedersi. Mi avrà sentito ?

Io, a scuola, arrivavo sempre di corsa, un po’ affannata. Spesso avevo già speso i pochi spiccioli che mi venivano consegnati per la filovia e mi facevo una bella scarpinata quasi correndo. I libri, tenuti assieme da una cinghia e il cuore sempre teso a qualche nuova conquista. Avida di conoscenza, entusiasta, protesa verso l’ignoto che avrei voluto scandagliare....tutto in una volta. Alla sua età, frequentavo la terza media, c’era la guerra, avevo sempre fame e vivevo, come tutti, in ristrettezze e qualche volta, passavo la notte nella cantina umida e insicura (eletta a “rifugio”) durante i bombardamenti.

Questo ignaro adolescente avrà dormito in una casa ben riscaldata e certamente avrà consumato una buona colazione. Ma naturalmente non è consapevole dei privilegi che la sorte gli ha riservato. Lui non conosce il mio vivere e io, a malapena, riesco a rendermi conto del suo. Classi miste che accolgono ragazzi e bambine di diversa provenienza geografica e – a seconda di ciò che “si portano da casa” - avranno atteggiamenti di accoglienza o discriminatori.

Perché è indubbio che arrivano a scuola già intrisi di convincimenti assorbiti in famiglia . I ragazzi oggi sono esperti in ogni diavoleria elettronica, in attività sedentarie, in tutto ciò che offre la tecnologia più avanzata. Per contro non possono correre sicuri sulle strade, non giocano “a mondo” a cicotti sul marciapiede, non sanno niente dei cortili, delle sedie fuori dall’uscio, delle chiacchiere dei vecchi, dell’abito della festa, della cena a base di caffé/latte, dei pranzi a polenta e uova all’olio, delle lenzuola gelide. Non so nemmeno se hanno un salvadanaio, se conoscono l’attesa di un giocattolo, di una vacanza, di un premio.

Hanno molto di più e tanto di meno. Però, loro e noi (giovani di ieri) siamo virtualmente accomunati da una indimenticabile, fuggevole ricchezza che “ha un nome lungo e breve.....giovinezza !” r.m.

giovedì 30 ottobre 2008

Non rinunciamo ai nostri sogni.

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“Non rinunciare ad un sogno perché pensi
che ti ci vorrà troppo tempo per realizzarlo.

Il tempo…..passerà comunque !”

anonimo

mercoledì 29 ottobre 2008

Un Bar aperto 24 ore su 24.

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La gratificante frequentazione nel mio Blog è indicativa di molti consolanti aspetti del convivere. Primo fra tutti, il desiderio di pulizia morale seguito dalla necessità di comunicare e da una buona disponibilità all’ascolto. Questo leggo nei numeri e tra le righe.
In un mondo che presenta lati oscuri, destabilizzanti e spesso crudeli, tutto questo è rassicurante e apre alla speranza. Non è poco !

Mi piace ascoltare il palpito delle menti che rivelano e cercano riferimenti da utilizzare come àncora al riparo dei marosi. Leggo parole che rivelano ansie, aspettative, dolore, scetticismo, amore. Parole che scoprono fragilità, irruenza, saggezza, malinconia e svelano aspetti della quotidianità. Leggo di famiglie unite attorno a valori inamovibili, di amori importanti, di trepide speranze.

Nascono qui piacevoli consuetudini, legami, simpatie, perfino amicizie! Qualche visitatore è assiduo, altri passano di tanto in tanto, qualcuno si affaccia e sosta e c’è chi non trova quello che cerca e se ne va. Ma io ho in mente un profilo morale di alcuni di voi e per ognuno ho un sorriso. Vi aspetto e vi leggo con piacere e comincio bene le mie giornate se vi trovo, solerti, nonostante siate ancora attivamente coinvolti in tante incombenze improrogabili. Il lavoro, accompagnare i figli a scuola e quant’altro attiene alla quotidianità.

Inizialmente vedevo questo spazio come un salotto, poi con l’arrivo del caldo ho preferito immaginarlo come un giardino fresco e ben ombreggiato, ma adesso torna il cattivo tempo e allora ? Propongo una sosta accogliente col profumo di buon caffè espresso, con brioche freschissime, dolci e salate, succhi di frutta e comode poltroncine. Un Bar con la scritta “qui vi aspetta la muccina, fin dall’alba, ogni mattina”. Può andare ? E’ un po’ lungo, ma è ipotetico e deve piacere solo a voi.

Mi piace l’idea del libero accesso forse perché quando mi sono affacciata alla vita i miei genitori avevano una di quelle vecchie trattorie tradizionali del tipo “giovedì gnocchi” e “sabato trippa”. La domenica, casoncelli al burro “versatile” come diceva una ragazza che serviva in tavola. Tovaglie candide, il sorriso della mia mamma, le partite a carte del “mi babbo” che doveva fare “il quarto”. La mamma non sopportava di veder uscire clienti scontenti e se in tre volevano giocare a carte papà era il quarto, disponibile.

Ho fatto i primi traballanti passi tra le gambe dei tavoli e dei clienti; Ho ricevuto carezze che mi infastidivano e altre che sollecitavo, sempre circondata da esemplari della varia umanità e ...dal profumo intenso del brasato al vino rosso.

Oggi, che tutti siamo consapevoli del degrado morale e ambientale che ci circonda, io vi chiedo : la ricordate la mia teoria sull’orticello ? Vuole rammentare che – se ognuno di noi coltiva con cura il suo orto - realizzerà il sogno di una pianura uniformemente verdeggiante e produttiva. E io continuo a ritenerlo possibile !

Quindi, teniamoci per mano e andiamo avanti. La porta è aperta. Il bar è tiepido, lindo accogliente. e io... sono qui. Non alla cassa perché qui c’è una rara nota positiva...è tutto gratuito!
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P.S. Sulle proprietà terapeutiche della trippa ho scritto qualcosa, diversi anni fa dilungandomi un po’, ma - quando penso di riproporlo -mi frena il timore di annoiare. (forse, in due puntate, chi sa !)

martedì 28 ottobre 2008

Quattro regole fondamentali. La quarta :

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Infine, la quarta regola, la più preziosa dei valori, è la fedeltà. Fedeltà alle promesse, ai contratti, agli altri, a sé stessi.
BISOGNA ESSERE DI COLORO SUI QUALI SÌ PUÒ CONTARE.
La fedeltà non è una virtù facile. Mille tentazioni ostacolano l'impegno preso. "La fedeltà nel matrimonio - diceva Bernard Shaw - non è più naturale all'uomo di quanto lo sia la gabbia alla tigre". Senza dubbio. Nessuna fedeltà è "naturale". Nasce da una decisione volontaria, senza tregua rinnovata, che ci fa superiori alla nostra natura. Ma ci procura la gioia duratura di essere in accordo con noi stessi. Io mi rifiuto un piacere presente per assicurarmi l'immensa felicità futura: di riguardare il mio passato senza vergogna, persino con chiarezza. Ogni società i cui cittadini non vivano che per i loro piaceri fuggitivi, ogni società in cui gli uomini non hanno più fiducia gli unì negli altri; ogni società i cui membri sì abbandonano e cessano di volere, è una società condannata. Le tecniche cambiano i modi di agire; non cambiano né il valore dell'azione, né le ragioni che la muovono, né il dovere della fedeltà. Fu così al principio e sarà così alla fine. André Maurois

lunedì 27 ottobre 2008

Quattro regole fondamentali. La terza :

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La terza regola è che bisogna credere nella potenza della volontà. Non è vero che l'avvenire è determinato. Un grande uomo può determinare il corso della storia. Ogni uomo che ha il coraggio di volere può modificare il suo avvenire. Naturalmente ognuno di noi non è onnipotente; la libertà di ogni uomo ha i suoi limiti. La libertà vive sulla frontiera tra il possibile e la volontà. Non dipende da me impedire la guerra, ma io posso esercitare un'azione che moltiplicata per milioni d'altre, sarà efficace. Non dipende da me vincere una battaglia; dipende da me essere un soldato coraggioso, al mio posto,"in posizione". E siccome questo limite della volontà dipende da ciò che sì osa, bisogna sempre, senza preoccuparci del limite, comportarsi il meglio che sì può. (André Maurois )
a domani !

domenica 26 ottobre 2008

Quattro regole fondamentali. La seconda :

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La seconda regola è che bisogna agire. La gioia dell'anima è nell'azione. Invece di lamentarci dell'assurdità del mondo,tentiamo di trasformare il piccolo angolo nel quale siamo capitati. Non è mai impossibile. Non possiamo cambiar tutto l'universo, ma chi desidera cambiare tutto l'universo? I nostri obiettivi sono più vicini e più semplici: fare il nostro mestiere, conoscerlo bene, divenirne padroni. Ciascuno agisca nel suo campo: io scrivo libri, il falegname mette insieme le assicelle della mia biblioteca, il vigile dirige la circolazione, l'ingegnere costruisce, il ministro governa. Le azioni utili: tutti se sono sovraccarichi di lavoro che sanno fare bene sono felici. Ed é così vero che, quando gli uomini hanno delle ore di libertà, di riposo, s'impongono delle azioni,in apparenza inutili, che sono i giochi e gli sport. Quanto alle azioni utili, noi sappiamo per esperienza che sono efficaci: un sindaco attivo fa una città prospera, un sacerdote attivo fa una parrocchia vivente. Felici coloro negli occhi dei quali gli uomini cercano l'ordine. (André Maurois )
a domani!
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sabato 25 ottobre 2008

Quattro regole fondamentali. La prima :

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Ho ritrovato ancora tra le mie carte, un buon testo di un certo André Maurois (morto nel 1967) che detta QUATTRO REGOLE FONDAMENTALI ovviamente riferite al vivere e al convivere, ma io ho scelto di sottoporvele una alla volta.
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André Maurois inizia così :
Vi racconteranno molte storie: che il mondo è assurdo, che tutto è cambiato, che i vecchi valori morali hanno raggiunto le vecchie lune. Tutto questo non ha alcun senso e se andate a cercare la realtà sotto le parole che la mascherano, ritroverete l'uomo eterno. I valori sicuri non sono stati inventati a piacere da moralisti senili. Sono in quanto senza di loro né una società, né una felicità possono sopravvivere. Ecco qui alcune regole, antiche quanto la civiltà, che restano vere,
malgrado le tecniche nuove e le filosofie crudeli.

La prima è che bisogna vivere per qualcosa d'altro che per sé stessi. L'uomo che medita senza fine su sé stesso trova mille ragioni d'essere infelice. Non ha mai fatto quello che avrebbe voluto o dovuto fare; mai ha ottenuto tutto quello che, pensa, meritava di ottenere; raramente è stato amato come sognava d'esserlo. Ma se vive fuori di sé, per la sua fede, per il suo Paese, per il suo gruppo, per la sua famiglia, per una donna, allora dimentica in modo meraviglioso queste inutili preoccupazioni. Poiché ha cercato di fare la felicità degli altri, egli ha in sovrappiù, fatta la sua. (Il vero mondo interiore è il vero mondo esteriore).
a domani !

venerdì 24 ottobre 2008

Preghiera.

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Signore,

= preservami dall’abitudine di esprimere un’opinione
su ogni argomento e in ogni occasione;

= toglimi l’ardente desiderio di sistemare gli affari degli altri ;

= aiutami ad arrivare al dunque, senza perdermi in superflui
dettagli;

= spronami a porgere orecchio alle altrui sofferenze;

= aiutami a tollerare con pazienza e benevolenza;

= insegnami la bella lezione secondo la quale “Io posso anche
avere torto.”

= suggella le mie labbra sui miei dolori e sulle mie pene

= mantienimi ragionevolmente dolce e fa che io ricordi sempre che
“una persona inacidita è una delle supreme opere del demonio”;

= dammi la capacità di vedere in ognuno, qualcosa di buono e fammi
trovare le parole adatte per dirlo;

= fa che io non sia mai né lunatico, né prevaricatore ;

= aiutami o Signore ad ottenere tutto ciò perché tu lo sai che io
vorrei riuscire........ a tenermi qualche amico !

giovedì 23 ottobre 2008

Un po' di cautela !

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Chi rivela i segreti altrui è un traditore.
Chi rivela i propri è uno sciocco. anonimo
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mercoledì 22 ottobre 2008

Autostima.

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Lettere ad un'amica
(che, per l'occasione, chiamerò Edvige)

10/7/2005 - "Non cercarti fuori di te" è una massima filosofica di Aulo Flacco Persio (poeta satirico latino Volterra 34 d.c.- Roma 62 da "Satire") e la trascrivo perché so che la inserirai (quale legge inderogabile di vita) anche nell'animo di tua figlia.
Abbiamo avuto occasione recentemente di parlarne. Quello che ti aspetti dall'esterno (dagli altri per intenderci) è facile fonte di delusione, ma ciò che riusciamo a costruire, pazientemente, giorno per giorno dentro di noi ci darà quella tranquilla, serena consapevolezza che ci sosterrà nel procedere. Fiducia in noi stessi, in conclusione.
In concreto : Autonomia! Ecco la vera ricchezza. Non so se condividi, ma conoscendo la tua bella mente, ci conto. Un abbraccio e un bacio lieve da Renata.
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11/7/2005 Renata : Se mi regali uno spazio nel tuo tempo, vorrei continuare il nostro difficile approfondimento sull'autostima. Ritengo che il primo dovere verso noi stessi sia quello di saperci guardare con serena obiettività per vedere se possiamo trarre alcune confortanti certezze.
Considerato che tu sei - in questo momento - il mio interlocutore, provo a permettermi un esperimento esemplificativo:
Davanti ad un ipotetico specchio vorrei collocare l'amica Edvige e dirle: "guardati!" Hai intelligenza, grinta, capacità d'impegno, sensibilità, accattivante aspetto e se non ti basta...confrontati.
Confrontati con la variegata umanità: quante volte hai trovato nei tuoi simili (e in quale percentuale)la tua stessa disponibilità? Ti sarà certamente capitato di trovarti a stretto contatto con l'invidia e la meschinità più inaspettata e imprevedibile!
Per contro, avrai avuto (inattese) anche tante belle dimostrazioni di bellezza interiore ma...tra le une e le altre avrai notato che la sproporzione è altissima. E ti sarà quindi facile assegnarti il ruolo che ti compete in virtù dei tuoi meriti.
Il tuo dovere rimane quello di prenderne atto evitando di assegnare ad altri (che spesso non hanno comprovati meriti) posizioni privilegiate. Perché anche tu sei unica, irripetibile e puoi essere fiera dell'uso che hai saputo fare dei talenti che ti sono stati dati in sorte. La fiducia hai diritto di averla verso te stessa perché i tuoi pregi sono concreti, sia quelli naturali come quelli che ti sei conquistata.
Nei contatti con gli altri preferirei, invece, ricordare che (se errori, irruenze, slanci, nel bene e nel male sono corredo imprescindibile dei verdi anni) la maturità ci deve arricchire del pregevolissimo dono della cautela. Quella che ci esorta a ricordare che la fiducia "istintiva" è gemella della cieca credulità. Il mio abbraccio è affettuoso. A presto Renata

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Edvige è stata molto collaborativa ed ha risolto egregiamente quello che poteva diventare un problema. Se ho contribuito, non lo so, ma sono molto contenta per lei. Questo è certo.

martedì 21 ottobre 2008

Eroi e galantuomini.

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E’ più facile essere eroi che galantuomini
perché eroi si può essere una volta sola,
galantuomini bisogna esserlo sempre !
Luigi Pirandello

lunedì 20 ottobre 2008

Solitudine !

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Non è vero che la parola “solitudine” definisce uno status. Non è vero ! Sono talmente tanti gli aspetti di questa sofferenza – perché di ciò in concreto si tratta – che circoscriverla, significa non conoscerla.

C’è l’ isolamento di chi si chiude fra quattro mura, adattandosi ad un comportamento imposto prevalentemente dalla sofferenza fisica.

C’è la solitudine vissuta tra la folla. Preclude l’approccio, radica nell’intimo fino a divenire parte integrante della personalità e si manifesta, generalmente, con mutismo e scarso ascolto.

Il rifiuto della banalità pone a volte l’individuo nella condizione di selezionare eccessivamente i contatti nelle vana speranza di accostarsi soltanto al meglio.

Molta influenza nell’instaurarsi della solitudine è dovuta alla scarsa autostima e al pessimismo. Ciò rende le persone poco disponibili alla cordialità che, anche a livello superficiale, è sempre gratificante.

La solitudine, all’interno della coppia è forse la più disarmante e dolorosa. Vivacchiare l’uno di fianco all’altro senza dialogo, senza compiacenza senza condivisione, instaura uno squallido panorama più frequente di quanto si possa immaginare.

La solitudine dovuta ad una qualche delusione è di solito scelta come rifugio ed ha carattere fortunatamente temporaneo.

E’ comunque una situazione che chiude a prospettive che - nel bene e nel male - fanno parte integrante del vivere e del convivere. Ed è facile constatare che, frequentemente, chi è solo (o si sente solo) cerca conforto nel cibo, nella sedentarietà, in ogni atteggiamento passivo che, alla lunga, coinvolge anche il fisico e ne altera le funzioni.

Strategie ? Forse “guardarsi dentro” in modo disincantato e valutare la situazione per quello che è. E’ un problema e come tale deve essere risolto prima che apra l’accesso alla depressione. In concreto reagire !

Impresa non facile, ma non impossibile. Siamo fragili e abbiamo bisogno di aiuto, come tutti gli individui tendenzialmente socievoli. Il primo passo, sempre efficacie, potrebbe essere quello di aprirsi al sorriso. E....provare, non costa niente ! r.m.

domenica 19 ottobre 2008

Buona domenica e...buona lettura !

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Se puoi cominciare la giornata senza caffeina,
Se puoi andare avanti senza pillole stimolanti,
Se riesci ad essere festoso ignorando dolori e sofferenze,
Se eviti di lamentarti, annoiando la gente con i tuoi problemi,
Se puoi mangiare lo stesso cibo ogni giorno ed esserne grato,
Se riesci a capire quando le persone che ami sono troppo occupate per darti retta,
Se passi sopra al fatto che chi ami ti dà erroneamente la colpa se qualcosa va storto,
Se accetti critiche e rimproveri senza risentirti,
Se ignori la cattiva educazione di un amico ed eviti di correggerlo,
Se tratti i ricchi come i poveri,
Se affronti il mondo senza bugie o inganni,
Se sai vincere la tensione senza l'aiuto di un medico,
Se sei capace di rilassarti senza uso di liquori,
Se riesci a dormire senza l'aiuto di farmaci,
Se puoi affermare in tutta onesta che, al fondo del tuo cuore,
sei privo di qualsiasi pregiudizio su religione, colore, credo politico,

Allora, sei buono QUASI quanto il tuo cane!
anonimo
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sabato 18 ottobre 2008

Presunzione o vanità ?

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Nel corso di una piacevole conversazione, è emersa l’esigenza di approfondire il termine vanità, spesso usato in senso negativo e non pertinente. Sono così affiorati pareri diversi degni, quasi tutti, di riflessione .

Partire dal presupposto che la vanità sia un peccato, chiaramente veniale, ha stuzzicato il mio desiderio di analisi supportato dal bisogno di fare chiarezza in un ambito nel quale c’é anche spazio per l’ autocritica.

E’ anzitutto necessario distinguere tra “vanità” e “coscienza del proprio valore” perché, se ci sono reali e concrete qualità di fondo, l’essere consci di una qualche bella prerogativa che ci riguarda è – a mio avviso – un ulteriore valore. Che poi un positivo riconoscimento rechi gioia e appagamento, é naturale conseguenza legata alla sensibilità individuale.

Per quanto attiene a quella sottile, impalpabile voglia di luce che spinge ad affacciarsi alla ribalta - quando non è arido protagonismo - vi si può ravvisare il desiderio di scansare la banalità . Traguardo questo che è spesso pagato a caro prezzo in moneta di impegno, dedizione, sacrificio, rare gratificazioni e...meschina invidia.
Solo in assenza di valori la vanità si identifica con la presunzione e palesa il suo profilo totalmente negativo.

Inoltre, mentre la vanità é sterile, una giusta dose di ambizione è sempre indispensabile per progredire. Tutto ciò, ovviamente, secondo il mio personale (incerto) parere...per quello che vale. E il vostro ?
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venerdì 17 ottobre 2008

Morire a quindici anni.

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Muore a quindici anni mentre si intrattiene con gli amici, sul marciapiede, vicino a casa ! Falciato così, perchè un incosciente beve un po’ troppo, si rimette in macchina....e va.
Senza malvagità, ma con colpevole incoscienza. E dov’è la differenza ?

A livello cerebrale indubbiamente! E’ deficiente senza dubbio un individuo che - stupidamente - non si pone davanti alle sue responsabilità.

“ Non sei solo al mondo !” Vorrei urlargli nell’orecchio, fino a stordirlo. E non potendo urlarlo in faccia al colpevole di questa morte assurda, lo grido ai giovani, agli adulti a coloro che si mostrano indifferenti nei confronti degli altri.

Ogni nostra azione coinvolge gli altri e l’indifferenza è già di per sé una colpa ! Sarà stato “allegro” quell’ incosciente, mentre distruggeva i sogni di un ragazzo, gettando nella disperazione una madre, una famiglia. E l’ha fatto...allegramente!. Pensateci, pensiamoci tutti ricordando che gli altri...siamo noi!

E veniamo alla possibilità di perdono che il padre del ragazzo, pare abbia ventilato nei confronti dell’assassino di suo figlio. Soggettivamente ognuno può assumere gli atteggiamenti che ritiene opportuni ma, la Giustizia NO !

La Giustizia non può e non deve concedere attenuanti a chi stronca la vita di un innocente. Mi chiedo frequentemente perchè le leggi vengono interpretate, anziché applicate. Concedere attenuanti privilegiando il responsabile, relegando nell’ombra l’innocente è irrispettoso verso le vittime e verso le famiglie.
Le pene, severamente applicate sono un deterrente! Cavarsela con poco è esemplarmente dannoso. Per favore ! Poniamoci tutti, davanti alle nostre responsabilità e rispettiamo la vita. r.m.

giovedì 16 ottobre 2008

Noi decidiamo per noi !.

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Nessuno può farti sentire inferiore, senza il tuo consenso.
(Kennet Blanchard)

mercoledì 15 ottobre 2008

Vorrei soltanto capire.

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Sappiamo bene che le tempeste ormonali che coinvolgono e inducono ad un rapporto intimo non sono sempre ispirate dal desiderio di procreare.

Affinché un amplesso, magari deludente non costringa un donna a portar avanti una fecondazione sgradita, la scienza ha realizzato “la pillola del giorno dopo”, ma questa nuova alternativa sembra aver suscitato vivaci contrasti d’opinione.

Esiste già l’anticoncezionale che regolarmente assunto pone al riparo da conseguenze indesiderate e anche l’uso del profilattico viene consigliato senza creare problemi, se non quelli legati alla religione.

Quindi, perché la sostanza introdotta nella donna, ed espulsa entro 24 ore, con l’ausilio di una pillola, ne sta creando invece moltissimi ?

Gli spermatozoi costretti a lasciare - in tempi brevi - la sede dell’eventuale fecondazione, in che cosa sono diversi da quelli ai quali è stato vietato l’ingresso?

Eludo in questa sede l’eventualità della violenza, per esaminare con onestà un’ipotesi piuttosto ricorrente : pulsioni indipendenti dal saggio preordinare, attirano una coppia ad assecondare naturali esigenze sessuali .


Se, per vanificare conseguenze indesiderate e frequentemente del tutto inopportune, si può ricorrere all'uso della tanto discussa “pastiglia del giorno dopo” in alternativa all’uso del consueto anticoncezionale, quale remora si può legittimamente interporre ?

Vorrei soltanto capire. r.m.

martedì 14 ottobre 2008

Pro-memoria per giovani leoni !

Mi ha detto un giorno, una cara amica :

"Ho molti quadri, però, son sempre quelli ! Quello che varia colori e panorama, è la finestra della mia cucina, che cambia di colore, ogni mattina. "

....ed ha ragione !Se a volte il cielo è cupo....e penso “Pioverà!” aggiungo :“Farò polenta” per evocare il giallo del mio sole. Ma quando il sole vero inonda la mia casa, il sorriso radioso...poi scompare! E mi guardo attorno con un po’ di malumore.

Perchéééé ? Perchè il sole illumina ogni dove e un briciolo di polvere, che col buio scompare, é lì ad imporsi, a dirmi cosa fare. E l’attributo che mi fa dubbiosa, ecco riappare. "regina della casa” ! ? E’ una definizione che , se son stanca morta, mi dà da pensare.

L’avrà inventata un uomo.... che ci sapeva fare! E che ha capito in fretta che poco può bastare!

“Cara, sei un tesoro “ - “Mmmmm, ma é squisito !” - “ Smetti tesoro – dai - non ti stancare !”E ancor oggi basterebbe, ma molti l’han scordato. Cosa appaga una donna, hanno dimenticato.

Ecco perché vi prego, giovani leoni, fatevi micioni e la vostra regina, dispenserà bacioni !

lunedì 13 ottobre 2008

Spazio al sorriso.

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Ogni mattina arrivo a piedi fino all’edicola poco distante da casa e acquisto il mio “quotidiano”. E’ una serena consuetudine che coltivo da anni e non ho mai voluto il recapito domiciliare perché amo indulgere a questo inizio di giornata così impostato. Due parole con i simpatici gestori della rivendita e il rientro a casa per un buon caffè.

Recentemente ho incontrato un amico che mi ha gradevolmente intrattenuta con una punta di curiosità riferita alla mia recente assenza. “Vacanze?” “No” – ho ammesso - ma relax e riposo (un po’ forzato) in una Clinica cittadina” “Tutto bene?” ”Tutto bene davvero” è stata la mia sollecita risposta seguita però dall’affettuosa insistenza per conoscere maggiori dettagli che (considerato il rapporto non superficiale con l’amabile interlocutore) ho fornito brevemente.

Spiego che la diagnosi è di una certa gravità ma, che per come la vedo io, è anche confortevole. Infatti la sto traducendo in un avvertimento perché mi è stato detto con molta chiarezza che ho superato una crisi, ma devo considerarmi a rischio. In concreto, oltre ai controlli periodici e all’utilizzo dei medicinali, dovrò avere più cura di me e costringermi ad affrontare gli eventi con maggiore distacco. Ed é questo che, ringraziando la sorte, mi predispongo a fare.

E ridendo aggiungo :"Anche se lo spirito è rimasto indomito, l'anagrafe non rinuncia a preesentare il conto, ma se si è fortunati...si può pagare a rate !"

“Scrivi tutto questo Renata! Può servire, credimi.” E’ stato l’accorato appello dell’ amico al quale ho esternato la mia reazione all’evento. Lo faccio con la speranza che ciò possa aiutare chi è costretto a porsi davanti alla consapevolezza della precarietà del vivere. In effetti, a 80 anni si può già ritenere di essere stati privilegiati dalla sorte, ma arrivarci senza scosse a senza guai è chiedere troppo.

Un’anca scricchiola o cede, capita di tornare su argomenti già esposti, la cervicale rovina qualche ora nella giornata, le sedute dal dentista sono più ravvicinate, l’ esteriorità richiede cure più attente, il cuore batte con aritmia costante o intervengono guai più consistenti, ma ciò che resta... può rimanere gradevole se diamo il nostro contributo minimizzando per quanto è possibile, evitando di descrivere i nostri guai in un verbale bollettino quotidiano a larga diffusione.

Mi sono recentemente sorpresa a rispondere dopo l’abituale “Buongiorno, come sta?”di una conoscente “ Se io le dico che sto bene ... lei mi promette che farà altrettanto? Avrei proprio voglia di passare con lei qualche minuto piacevole. Ci sta?” Abbiamo fatto una risata e abbiamo riflettuto entrambe sull’utilità di occultare le negatività del vivere.

Abbiamo bisogno tutti di qualche contatto umano, ma se ci ostiniamo a rovesciare i nostri guai sul prossimo, faremo il vuoto intorno a noi e non saremo utili a noi stessi. Nemmeno le sventure ci autorizzano a proclamarci protagonisti. E se conserveremo la capacità di ritagliare uno spazio per far posto al sorriso, forse ne riceveremo uno in cambio.

E sarà bellissimo. r.m.

domenica 12 ottobre 2008

Buona, serena domenica !

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A ognuno un augurio fatto col cuore affinché siano liete le prossime ore,
ma un contributo anche tu dovrai dare,il pelo nell’uovo non devi cercare!
Sorvola, sorridi, guardati intorno, ricorda che l’oggi non avrà più ritorno.
Sorseggia le ore, gusta la vita, impegnati sempre e vincerai la partita.


f/to : muccina

sabato 11 ottobre 2008

Pensiero del giorno.

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Di tutte le perversioni sessuali, la castità è la più strana.
Anatole France -
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leggo "perversione" come "comportamento innaturale". r.m.

venerdì 10 ottobre 2008

Un pomeriggio qualunque.

Pubblicato da Bresciaoggi il 25 ottobre 2008
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L’ autunno tiepido che sa di fine estate invita anche me, che mi sono un po’ impigrita, a lasciare la tana. Sono uscita e mi sono recata, nel pomeriggio nell’accogliente parco che si distende invitante, vicino a casa. Quest’ampia zona verde confina con un asilo adiacente ad una scuola elementare e, al termine, ha sede una scuola media. Ovviamente, bimbi, e ragazzetti circolano numerosi, ma io sosto al parco giochi vicino all’asilo e ascolto i gridolini, il cinguettio e il vociare dei più piccini. E li osservo.

I loro occhi sono ancora fiduciosi, ma già preludono a quelli che saranno gli atteggiamenti successivi. Questi piccoli individui che si realizzeranno domani offrono indicazioni precise. Il più timido, raramente ammesso al gioco collettivo, si colloca in disparte mentre il prepotente dirige e dispone i suoi sudditi improvvisati. “Tu, là in fondo ! Voi due sull’altalena. Lasciate lo scivolo a mia sorella con le sue amiche “ Ordina con una lieve inflessione di compatimento. Femmine !

Piccole donne, infatti. Già maliziose, con innata civetteria osservano...i maschi che maldestri, irruenti e chiassosi, le ignorano. Sono le 16,30 e si scatenano dopo la lunga seduta sui banchi e per quelli che hanno frequentato l’asilo c’è la cronistoria da raccontare alla mamma. C’è la bimba petulante, e quella riservata, in disparte le due amichette confabulanti e tanti bimbi di ogni estrazione sociale. E mi rincuora vedere la naturalezza dei più piccini nel contatto con la cinesina e con il bimbo di colore.

Molte famiglie indiane gravitano nella zona e non è raro incontrare donne sapientemente avvolte nelle tuniche lunghe, colorate che accompagnano i loro bambini, davvero belli con i grandi occhi scuri e denti bianchissimi. Noto anche una piccina che sta accanto alla sua mamma che porta il foulard ben assestato in capo. Il mondo ! Questo campionario di umanità uguale e diversa con le stesse aspirazioni e gli stessi disagi, questo mondo vario che qui si inserisce serenamente mi ha trasmesso fiducia.

Peccato che gli adulti complichino la vita di questi fanciulli che si accettano con tanta naturalezza! Mi alzo e mi accingo a rientrare con il desiderio di descrivere questo pomeriggio qualunque.

Ma è davvero.....qualunque ?

giovedì 9 ottobre 2008

Trilussa docet.

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Che cane buffo! E dove l' hai trovato? -
Er vecchio me rispose:
"E brutto assai, ma nun me lascia mai !
S' é affezionato.
L' unica compagnia che m' é rimasta,
fra tanti amichi... é ' sto lupetto nero.
Nun é de razza, é vero,
ma m' é fedele e basta.
Io nun faccio questioni de colore:
l' azioni bone e belle
vengheno su dar core
sotto qualunque pelle.""
Trilussa

mercoledì 8 ottobre 2008

Pensiero del giorno.

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Si può comprare tutto ciò che serve al corpo,
ma pochissimo di ciò che serve all’anima. r.m.

martedì 7 ottobre 2008

Briciole !

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Ho scritto due righe ad un’amica che amo profondamente. Questo è il motivo per cui le parole scorrevano veloci, dettate “dal di dentro”. Alla fine un pensiero ha indugiato nella mia mente : “Perché non dirlo a chi vive la sua pagina bella." "Perché non sollecitare affettuosamente invitando alla consapevolezza ?” Credo di essere la decana tra i bloggers ed è con affetto che vi offro qualche briciola di ciò che ho raccolto nella mia passeggiata nella vita. Così, la lettera per l'amica, la trascrivo per ognuno di voi :
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“”Mia cara amica/o, sei sempre in movimento a quanto sento, ! E' bellissimo però. Nei miei frenetici anni con l'attività di lavoro che non bastava e che integravo facendo l'assicuratore e tenendo alcune contabilità in casa e traducendo depliant pubblicitari (con vocabolario tecnico a lato) rubando ore al sonno e alla gioia, non mi accorgevo del dono meraviglioso costituito proprio "dal poterlo fare".
Non davo la dovuta importanza al fatto che una mezz'ora di sonno mi faceva tornare nuova. Al fatto che bastava quello sguardo per agitare il sangue e la mente. Al fatto che i bisogni di mio figlio mi facevano sentire importante, utile, indispensabile, e vi accudivo senza stancarmi. Al periodo in cui pensavo che avrei avuto tempo per tutto. Al tempo in cui ero convinta che avrei recuperato ciò a cui rinunciavo. Al tempo in cui non pensavo che la buona salute e l’efficienza fisica, erano privilegi.
La consapevolezza è un grande dono. Questo voglio dirti, con questa irruenza dettata dall'affetto. Consapevolezza.! E’ il sale della vita, credimi! Assapora la vita, gustala, centellina ogni attimo ! Sii consapevole dei privilegi, della tua agilità della facilità di recupero delle forze, della salute e non aspettare che sia compromessa...per apprezzarla. Abbi cura di te, del tuo corpo, della tua efficienza. In concreto “àmati” ! Un abbraccio stritolante e affettuosissimo. Renata “”
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E’ così naturale, così umano non pensare alle nuvole quando si è carezzati dal sole. E io non voglio sciupare niente, vorrei solo che le giornate di sole fossero vissute consapevolmente. Senza sbuffare, senza dare spazio alla noia, ma spalancando tutte le finestre dell’anima, alla gioia, al sorriso.
Considerato che questo “vagar per l’etere” – ci pone a contatto con la varia umanità, con la quale si tesse un rapporto più o meno intenso, sempre cordiale e qualche volta affettuoso - penso che non debbano esistere argomenti tabù.
Facciamo due chiacchiere nel salotto che la tecnologia ci mette a disposizione e ci sentiremo meno soli. Mi sono dilungata ? Ho abusato della vostra partecipazione ? Pardon. L’ho fatto col cuore.